Montale (1935)

Fonte:
Eugenio Montale, Lettere a Clizia, a cura di Rosanna Bettarini, Gloria Manghetti e Franco Zabagli, con un saggio introduttivo di Rosanna Bettarini, Milano, Mondadori, 2006.

«Darling,
ho qui due lettere tue, ma ti risponderò fra un paio di giorni, appena finito di mettere a posto alcune difficoltà del W.C. [Gabinetto Vieusseux] Questa d’oggi è soltanto per non lasciar passare più di una settimana senza mie notizie.
Comincia l’inverno, quello che può essere il più brutto o il più bell’inverno della mia vita. Fra breve sarò nel mio botteghino (non nella cellar) con una piccola stufa a petrolio e molta malinconia in corpo. È molto difficile acquistare libri e giornali stranieri, cose indispensabili al funzionamento del W.C., e non so che cosa faremo. Però c’è molta tranquillità, «e l’ordine regna a Varsavia».
Abbiamo finalmente una grande stazione ferroviaria, moderna, razionale, cubista, con affreschi, statue etc. È diventata subito la mèta di un enorme pellegrinaggio popolare. La bandiera che pende sopra è lunga 28 metri e solo il simun del deserto potrà farla sventolare.
C’è anche la nuova biblioteca Nazionale sui lungarni, con lusso di elevators, posta pneumatica ecc. e orribile architettura 1880. Il resto è tutto eguale. Parlo quasi soltanto con gatti e uccelli in gabbia.»

(Eugenio Montale, lettera a Irma Brandeis, Firenze 31 ottobre 1935, p. 186).

Cfr. Laura Desideri, Bonsanti e la nuova stazione di Firenze, «Il portolano», n. 88/89 (gen.-giu. 2017), p. 7-9.

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