Ginzburg, Natalia (1961)

Fonte:
Natalia Ginzburg, Le voci della sera, introduzione di Italo Calvino, nuova edizione a cura di Domenico Scarpa, Torino, Einaudi, 2013.

«La zia Ottavia aveva una guancia rossa e l'altra pallida, come sempre quando s'addormenta in poltrona vicino alla stufa, con un libro della biblioteca «Selecta». [...] [p. 5]

Vado in città circa due volte la settimana, con una scusa o con l'altra: cambiare i libri alla biblioteca «Selecta», per la zia Ottavia; comprare, per mia madre, le matassine da ricamo e i biscotti d'avena; comprare, per mio padre, uno speciale tabacco da pipa di marca inglese.
Vado, di solito, con l'autobus, che parte a mezzogiorno e mezzo dalla piazza; e scendo in città a corso Piacenza, a due passi da via dello Statuto, dove c'è la biblioteca «Selecta». [...] [p. 16-17]

Ci incontriamo, il Tommasino e io, tutti i mercoledì in città.
Mi aspetta davanti alla biblioteca «Selecta». È là, col suo cappotto vecchio, un po' liso, con le mani in tasca, appoggiato al muro.
Mi saluta, portandosi la mano alla fronte e staccandola, con molle sussiego.
Ci vediamo solo in città. Al paese, evitiamo d'incontrarci. Lui vuole così.
E sono ormai mesi e mesi che ci incontriamo così, il mercoledì, sovente anche il sabato, a quell'angolo di strada; e facciamo sempre le stesse cose, cambiamo i libri alla biblioteca «Selecta», compriamo i biscotti d'avena, compriamo, per mia madre, quindici centimetri di gros-grain nero.
E andiamo in una stanza, che lui affitta, in via Gorizia, all'ultimo piano. [...] [p. 64]

Ora camminavamo giù per il sentiero. Reggevo nella rete i libri della biblioteca «Selecta», rilegati in azzurro. [...] [p. 70]

Camminavo, e mi veniva dietro; camminavo a caso, dondolando la rete coi libri.
– Dammi la rete, – disse, – te la porto io. Almeno potevamo lasciarla dal portiere di via Gorizia, questa maledetta rete. Non è stufa di leggere tanti romanzi, tua nonna?
– Non è mia nonna, – dissi, – è mia zia.
– Zia o nonna, – disse, – quello che è.
– Sai benissimo che è mia zia, – dissi. – Sei preciso come un impiegato del catasto, e hai una diabolica memoria. Hai detto così per farmi male.
– È vero, – disse, e rise. – Lo so che non è tua nonna, è tua zia. L'ho detto per rabbia, perché ho aspettato, e non mi piace aspettare.
– L'ho preso in odio, quel portoncino della biblioteca «Selecta», mentre ti aspettavo, – disse.
– Avevo paura, – disse, – che ti fosse successo qualcosa. Che stessi male, o che si fosse rovesciato l'autobus. [...] [p. 72]

Ero rientrata appena; e mangiavo, seduta al tavolo di cucina. Mia madre vuotava la rete sul tavolo, tirava fuori uno per uno i libri della «Selecta», guardava il frontespizio increspando le labbra.
– «La gatta sul tetto che scotta», – lesse. – Oh, povera bestia.
– E dov'è il lievito di birra? – disse. – Te ne sei scordata? [...] [p. 73]

– Anche la Schiuma d'Angelo, – disse la zia Ottavia, – non è altro che lievito di birra.
Era entrata, e s'era seduta in un angolo, sulle ginocchia i libri rilegati in azzurro.
– Lievito di birra, la Schiuma d'Angelo? ma sei matta, – disse mia madre.
– Andavano bene i libri che abbiamo preso? – disse il Tommasino.
– Ah ma siete stati insieme anche alla «Selecta»? – disse mia madre. – È una buona biblioteca, la «Selecta», si trova di tutto, anche romanzi stranieri. Mia sorella legge tanto, io non posso, non ne ho il tempo, sono troppo occupata con la casa, non sto mai ferma un minuto. E poi ho troppi pensieri, troppi dispiaceri, non riesco a perdermi in un romanzo. [...]
Disse: – Ci sono tante cose tristi nella vita. Perché leggere romanzi? Non è un romanzo, la vita? [...] [p. 75]

– Che bel giovane, – disse la zia Ottavia.
– Bello, sì. Dei figli del Balotta, è sempre stato il più bello, – disse mia madre.
Disse: – Ma com'è che t'è venuto in testa di portartelo dietro alla «Selecta»? [...] [p. 77]

– E così ora non sarà più bello nemmeno venire qui, – dissi. – Ora che ci siamo trovati là insieme, a casa mia, con i miei genitori, [...] mi sembra che non mi piacerà più trovarmi con te, qui, in questa stanza, e neppure cambiare con te i libri alla «Selecta», e neppure passeggiare con te al parco.» [p. 84]

(Natalia Ginzburg, Le voci della sera, romanzo, 1961. Anche se luoghi e nomi non corrispondono a luoghi e nomi reali, i brani riportati sono probabilmente ispirati alla conoscenza diretta di una biblioteca circolante commerciale di Torino)

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