Baldini (1962)

Fonte:
Gabriele Baldini, Le patate di Oxford, «Il messaggero», 26 maggio 1962, p. 3.

«Oxford è soprattutto, nel suo intimo più riposto, la città ideale per quegli studenti vecchi, per quegli studenti eterni che sono i professori. Sotto questo aspetto, ho l'impressione che le differenze fra Oxford e Cambridge – anche nello stile – siano minime. Quando si varca la soglia della mirabile biblioteca Bodleiana, una delle più ricche e preziose del mondo, si prova lo stesso sentimento di reverenza e di tenerezza, verso la parola del passato, che si prova al momento di varcare la Wren Library, la levigata e chiara struttura del massimo architetto inglese, che racchiude i tesori bibliografici di Trinity College, Cambridge. E, in certo modo, anche ora che sono stati ultimati i lavori di restauro, per rendere più confortevoli, ma soprattutto più funzionali alcuni ambienti, quel che sa soprattutto intimorire e intenerire, è la dorata pàtina di vecchiezza che adorna entrambe le istituzioni. Chi ha studiato alla Bodleiana, e ha consultato quel suo vecchio catalogo tutto scritto a mano, con un inchiostro che va sempre più obliterandosi, e tutto incrostato di schedine appiccicate con la colla, chi si è seduto sulle sedie traballanti dietro le massicce quinte degli scaffali della Humphrey Library alla Bodleiana, ed ha poggiato i vecchi tomi, i vecchi manoscritti sbiaditi su quelle tavolette che sporgono di pochi centimetri, rose dalle maniche e dagli inchiostri di secoli di studii, s'è sentito come investito d'una deliziosa responsabilità, quella di inserirsi e continuare un discorso incominciato tanto tempo fa, un discorso essenziale, nel quale eran cadute alcune delle più terribili ma anche, spesso, rassicuranti battute che all'uomo sia stato dato d'udire. A seder su quelle sedione pericolanti s'aveva, a volte, l'impressione, di sentirci ancora attaccato il tepore dell'enorme deretano del Dottor Johnson, ed era lì, in quella sensazione, che si toccava il fondo più segreto e verace dello spirito di Oxford. Nella Bodleiana, come in tutte le biblioteche inglesi – del resto – si osserva un silenzio talmente alto e generatore di savie meditazioni, che quella sensazione poteva diventar quasi palpabile. A nessuno vien mai in mente d'alzar la voce oltre un sommesso bisbiglio, sotto le volte basse della Humphrey Library, e la nostra stessa voce, il nostro stesso silenzio ci danno un brivido di soddisfazione, come se a noi fosse commesso l'onore di cullare a quel modo tante venerate memorie.»

(Gabriele Baldini, Le patate di Oxford, «Il messaggero», 26 maggio 1962, p. 3. L'articolo, a quanto sembra, era già stato pubblicato nel fascicolo del 1° settembre 1959 della rivista «Il mondo»).

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