Biblioteca Lucchesiana (Agrigento)

Biblioteca Lucchesiana
Biblioteca Lucchesiana

La biblioteca fu istituita nel 1765 da Mons. Andrea Lucchesi Palli (1692-1768), vescovo di Girgenti e donata alla cittadinanza «allo scopo che gli studi delle scienze umane e di ogni tipo di sapere sempre più siano coltivati». Le condizioni fondamentali per il lascito furono due: l’indipendenza della sua fondazione dall’autorità ecclesiastica e civile e la sua amministrazione affidata a quattro canonici del Capitolo della cattedrale deputati all’esecuzione della sua volontà. L’istituto quindi si configura ancora oggi come ente morale autonomo con scopo di pubblica utilità, e questa posizione giuridica ha sempre contribuito a rendere ambigue le sorti dell’istituto. Il fondatore dispose inoltre che rimanesse aperta tutti i giorni feriali dalle 10 alle 14 e che i volumi per la consultazione dovessero essere richiesti agli inservienti, e sottolineava l’assoluto divieto di dare i libri in prestito. La sede venne fatta costruire appositamente a fianco del palazzo vescovile. Fu aperta al pubblico già prima della morte del fondatore, ma ben presto cominciarono i problemi relativi agli eredi e alle vicende storiche. Nel 1862 infatti il Municipio di Agrigento la occupò e la gestì fino al 1899 quando tornò ai suoi naturali amministratori e venne mantenuta aperta al pubblico. Pirandello frequentò la biblioteca durante questo periodo e ne lasciò testimonianza in una lettera inviata al suo maestro Ernesto Monaci. Le statistiche pubblicate nel 1894 riferiscono che era aperta 6 giorni a settimana e che la media annua di lettori era di 1.049, mentre nell’agosto del 1895 vennero registrate un centinaio di presenze ad opera di una ventina di studiosi. Restituita alla Deputazione riprese a funzionare regolarmente tutti i giorni non festivi dalle 10.30 alle 12.30. Don Schillaci, bibliotecario dal 1913 fino circa al 1948, presentò a Mussolini, per mezzo del ministro Giovanni Gentile nel 1924, una richiesta di contributo, che arrivò – fatti i dovuti accertamenti – tre anni dopo.
Per il periodo dal 1926 al 1931 viene riferito «che per varie ragioni non si è potuto fare alcun conto di questa Biblioteca per il pubblico servizio in Agrigento, nonostante l’importanza delle sue raccolte» e che il Ministero aveva inviato un sussidio di 9000 lire. Nelle statistiche riferite al periodo 1932-1940 era inserita fra le biblioteche ecclesiastiche e sappiamo che non era aperta al pubblico con orario fisso. Dopo la II Guerra Mondiale, durante la quale era rimasta chiusa, riprese in pieno la sua funzione.
Nel biennio 1947-48 la biblioteca rimaneva aperta nei giorni non festivi dalle 8.30 alle 13, due erano i locali adibiti a sala di lettura e il numero dei lettori era pari a 500 maschi e 1000 femmine. Grazie al bibliotecario del tempo can. Vincenzo Ravanà (nominato formalmente alla morte di Schillaci nel 1948) e all’impegno di Angela Daneu Lattanzi, soprintendente bibliografica per la Sicilia occidentale, tutti i volumi vennero inventariati, catalogati e schedati – dato che non presentavano nessun timbro della biblioteca – l’istituto venne dotato di altri scaffali, schedari e arricchito con doni, fu consentito il prestito e allargata l’apertura al pubblico a tutti i giorni non festivi. È in questa fase che lo Stato iniziò a contribuire attivamente – anche se in maniera esigua – alla vita della biblioteca. Mentre fu direttore Ravanà venne compilato un Registro di intervento (Lettura in sede), in cui si possono rintracciare moltissimi nomi di utenti. Nel 1955 fu sede del primo Convegno regionale delle biblioteche.
Dopo la morte di Ravanà nel dicembre 1959, la biblioteca venne chiusa fino al 1° ottobre dell’anno seguente, quando il nuovo bibliotecario, mons. Francesco Baio, la manteneva aperta dalle 9 alle 12 nei giorni feriali.  In una notte di dicembre del 1963 il tetto del salone centrale crollò e nel 1966 alcune zone della città, tra cui quella in cui si trovava la biblioteca, franarono. Il terremoto del Belice del 1968 causò poi ulteriori gravi problemi. Solo un decennio più tardi una cooperativa di giovani – Bibliotheca – riuscì a riportare i libri, nuovamente catalogati, nei locali rinnovati. Nel 1990 è stata stipulata una convenzione tra la Regione e la Deputazione della Lucchesiana per garantire il suo regolare funzionamento. Grazie a questo accordo anche Provincia, Comune e Curia vescovile sono coinvolte nella sua gestione ed è stata finalmente riaperta al pubblico. Nel 1993 la biblioteca era aperta con orario ridotto. Dal 2015 mostre e incontri hanno dimostrato come la biblioteca sia avviata a divenire un vitale centro di cultura.
Nell’archivio della Lucchesiana si conserva un Notamento degli intervenuti alla biblioteca, riferito al periodo 15 luglio-12 agosto 1895, dove venivano registrati oltre al nome e cognome di chi frequentava, anche la sua condizione e i dati dell’opera richiesta.  In quel periodo i libri più richiesti erano di filosofia, varie letterature, storia e altri. Vi troviamo inoltre scritto che gli utenti furono 120 e che si trattava soprattutto di studenti delle scuole medie superiori, qualcuno delle elementari, chierici e universitari. Sappiamo anche qualche nome come Calogero Sciascia, Michele Gaglio e Gaetano Firetto.

Letizia Vagli

Anagrafe biblioteche italiane: <https://anagrafe.iccu.sbn.it/isil/IT-AG0085>

 

Domenico De Gregorio, Biblioteca Lucchesiana, Agrigento, Palermo, Regione siciliana, Assessorato dei beni culturali, ambientali e della pubblica istruzione, 1993.

Giuseppe Lo Iacono - Cristina Angela Iacono - Giovanna Iacono, La Lucchesiana di Girgenti, Caltanissetta, Lussografica, 2018.

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Biblioteca Lucchesiana - ballatoio della sala II
Biblioteca Lucchesiana (dopo il crollo del 1963)
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