Guccini (2010b)

Fonte:
Francesco Guccini, Non so che viso avesse: la storia della mia vita, Milano, Mondadori, 2010.

«In città, a Modena, un po' più adulto, scoprii la Biblioteca Estense, e la sua confortevole sala di lettura. Non fu l'amore per la scienza a spingermi lì, a piazza Sant'Agostino. C'è da dire che chi "faceva cabò" (in lingua: marinava la scuola) d'inverno, e non aveva denaro a sufficienza per posteggiarsi in un bar a giocare a biliardo, doveva in qualche modo ripararsi dalle inclementi intemperie e là, nella sala di lettura, c'era caldo e libri da leggere e da guardare, senza la noia di dover chiedere a qualcuno. C'erano scaffali che potevi liberamente consultare, l'innovazione era grande, senza chiedere a nessuno di alzarsi, andare a cercare il libro, ritornare al posto, leggere.
Tre furono soprattutto i libri che la tendenza generazionale ci spinse a cercare, una Storia del Jazz, con i misteri della scala pentatonica e delle note blues, poi Spoon River e le poesie di Federico García Lorca. Si ignorava naturalmente tutto di Edgar Lee Masters e dello spagnolo, ma ci piacevano i loro versi, al punto da impararli a memoria, come la formazione degli Hot Five e degli Hot Seven di Armstrong, e ci compiacevamo di citare, alle ragazzine sicuramente annoiate, i nomi di Louis Armstrong, Jack Teagarden, Kid Ory e altri che a noi rimbalzavano nella fantasia, poi declamare "A las cinco de la tarde, eran la cinco en punto de la tarde. Un niño trajo la blanca sábana. Una espuerta de cal ya prevenida. Lo demás era muerte y sólo muerte...", martellati da quel "a las cinco de la tarde" che Arnoldo Foà declamava così bene in un disco posseduto dai più fortunati di noi. Per concludere, naturalmente, col dire che: "Tutti dormono, dormono, dormono sulla collina".»
(Francesco Guccini, Non so che viso avesse, p. 100-101. Potrebbe riferirsi alla Storia del jazz di Marshall W. Stearns, uscita nel 1957 ma che non risulta nel catalogo dell'Estense, o a Il mondo del jazz di Livio Cerri, uscito nel 1958 e posseduto dalla Biblioteca. La testimonianza segue direttamente quella sugli anni precedenti e continua con ricordi di Bologna).

«La via Emilia partiva, come minimo, a est, dal ponte di Sant'Ambrogio, si spingeva verso il centro, lo attraversava fiancheggiando la Ghirlandina, e arriva[va] a piazza Sant'Agostino, dove la città moriva (e mi piace ricordarla agonizzante nei tramonti rossoviola primaverili-estivi) avendo, da un lato la Biblioteca Estense, e dall'altro l'Ospedale.»
(ivi).

«D'inverno ci rifugiavamo alla Biblioteca Estense, dove c'erano caldo e molti libri di pronta lettura. A pensarci bene, credo fossimo gli unici studenti al mondo che saltavano le lezioni per rintanarsi in biblioteca a leggere poesie. I nostri due grandi amori erano Edgar Lee Masters e García Lorca. Ogni tanto interrompevamo per ripassare la storia del jazz, ovvero di quella che consideravamo allora l'unica vera musica.»
(Francesco GucciniUn altro giorno è andato: Francesco Guccini si racconta a Massimo Cotto, Firenze, Giunti, 1999, p. 29).

«La mia prima biblioteca è stata l'Estense di Modena, nella cui bellissima sala di lettura noi, che facevamo "fughino" d'inverno, passavamo intere mattinate. Ricordo con precisione cosa leggevamo: Edgar Lee Masters, che allora era di gran moda, storie del jazz. Molti di quella generazione erano legati al jazz [...]. Una volta, colto da curiosità, chiesi anche il Corano, con testo a fronte, naturalmente.»
(Rino Pensato, L'Eden è una biblioteca di libri non letti: libri e biblioteche nella realtà e nell'immaginario di Francesco Guccini, cantautore, scrittore, ma soprattutto lettore [intervista], «Biblioteche oggi», 11 (1993), n. 2, p. 54-59: 56).

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