Montale, Marianna (1915-1919)

Fonte:
Lettere da casa Montale (1908-1938), a cura di Zaira Zuffetti, Milano, Àncora, 2006.

«Sapessi come si fa intelligente Eugenio! E assai meno chiuso di noi. Tutto il tempo che ha libero lo passa in biblioteca. Tu lo avessi sentito discutere stasera, parlava di arte. [...]
Mi ha detto che in biblioteca ha sfogliato qualche libro di D'Annunzio, ma che non ne ha letto nessuno perché gli mettono nausea; ed è indignato di vedere le signorine chiederli e leggerli.»
(Marianna Montale, lettera a Ida Zambaldi, Genova 14 aprile 1915, in Lettere da casa Montale (1908-1938), p. 211).

«Ma cosa vuol dire Bilychnis? Ho cercato nel vocabolario greco e nel latino, ma non vuol dire nulla e neppure è un nome. Per prudenza ho scritto il titolo in un biglietto per non pronunciarlo male.
Mi ha detto il libraio che è una rivista mensile che esce da due anni. [...]
Eugenio, che in biblioteca guarda tutte le riviste, non la conosce.»
(Marianna Montale, lettera a Ida Zambaldi, Genova 21 giugno 1915, ivi, p. 235).

«Non so che cosa armeggi Eugenio; deve scrivere qualche cosa. Si chiude in camera a chiave e guai a chi vuole entrare! Diventa furibondo e scarica delle insolenze. Se esce va in biblioteca e stamane è uscito con un involto.»
(Marianna Montale, lettera a Ida Zambaldi, Genova 30 giugno 1915, ivi, p. 239).

«Ora [Eugenio] sta leggendo dei saggi di filosofia contemporanea del De Roberto, ma questo lo ha trovato in biblioteca. Io sbircio tutti i libri che compra, ma non posso leggerli tutti con calma, posatamente ... son tutti libri da rileggersi per cavarne qualcosa, ed averne un'idea definita.»
(Marianna Montale, lettera a Ida Zambaldi, Torriglia 22 ottobre 1916, ivi, p. 332).

«Faccio dei sogni mirabolanti: di studiare insieme io e te! Penso che sarebbe magnifico frequentare insieme l'Università e poi aver del tempo da seppellirsi in biblioteca. Sogni al di là da venire!»
(Marianna Montale, lettera a Ida Zambaldi, Genova 8 dicembre 1916, ivi, p. 341).

«Ho preso l'altro giorno per Genio [Eugenio] in biblioteca un libro di versi di Francis Jammes. Se tu sentissi come graziosi!»
(Marianna Montale, lettera a Ida Zambaldi, Genova 16 febbraio 1917, ivi, p. 351. Iscritta all'Università di Genova dal novembre 1916, Marianna frequentava probabilmente sia la Biblioteca universitaria che quella della Facoltà di lettere e filosofia, creata alcuni anni prima).

«Se tu sapessi quanti libri avrei da leggere se avessi tempo. Genio ne ha portato una dozzina, dei generi più disparati; poi gliene prendo in biblioteca io; poesie, romanzi, opere filosofiche, di tutto un po'. Egli legge e nota brevemente poche parole per ogni libro, l'impressione complessiva. A volte così geniale e bizzarra! A volte profonda. E con una sicurezza e una decisione unica!»
(Marianna Montale, lettera a Ida Zambaldi, Genova 11 marzo 1917, ivi, p. 355).

[Ernesto Soleri] «Non è cieco nato, ma lo divenne parecchi anni fa. Ora abita all'Istituto dei Ciechi e dà già qualche lezione privata.
Ci troviamo in biblioteca dove ci danno una stanzetta particolare, per poter leggere ad alta voce. [...]
Lui gira per la città da solo, benissimo, per i suoi giri consueti. Tuttavia se è accompagnato è meglio, perciò, uscendo di biblioteca facciamo un pezzo di strada insieme.»
(Marianna Montale, lettera a Ida Zambaldi, Genova 7 giugno 1917, ivi, p. 367-368).

«Che mondo!
«Crede che sia sciocco o cattivo?» mi chiese ieri Soleri appena fummo a tavolino.
«Credo piuttosto sciocco o cieco, Soleri, che cattivo. Ma perché, che cosa le ha fatto il mondo?».
«Niente ... In facoltà chi sa che noi due studiamo insieme?».
«Ma ... non saprei; non è un mistero; ci avranno ben visto in biblioteca, o per via ...».
«Perché ... in facoltà si dicono delle sciocchezze, debbo avvertirla».
Io ho fatto una bella risata.
«Si vede che non hanno da pensare ad altro, Soleri. Che cosa vuol farsene?».»
(Marianna Montale, lettera a Ida Zambaldi, Genova 3 luglio 1917, ivi, p. 374).

«Che matto [Soleri]! Sai che ieri, in biblioteca, gli impiegati non trovavano un dizionario filosofico e lui, cieco, lo ha trovato?»
(Marianna Montale, lettera a Ida Zambaldi, Genova luglio 1917, ivi, p. 378).

«Al caffè, poi, passavo i soldi a lui [Eugenio] perché facesse da cavaliere, e lui prendeva un'aria così cara, da bamboccio. E mi raccontava che spesso incontrava il cameriere in biblioteca (faceva servizio solo di sera e la domenica, come cameriere) e che anche lui sentiva tendenza a far quella vita: di sera cameriere e di giorno topo di biblioteca. Ma cameriere senza troppi clienti, altrimenti avrebbe perso la testa. E le nostre risate per l'eloquio fiorito del vecchio cameriere!»
(Marianna Montale, lettera a Ida Zambaldi, Genova 21 febbraio 1918, ivi, p. 430-431).

«Poi ... mi pare che lo spiritismo proceda troppo velocemente. Ma il Signor Vignolo ha voluto che cercassi un libro in biblioteca; l'ho preso e non ho il coraggio di darglielo, perché è di uno spiritista fervente e adduce certi fatti che fanno pensare. Voleva poi che lo mettessi in contatto con un Prof. di astrologia dell'Università, teosofo e spiritista convinto, ma per fortuna il Prof. è a Trieste e ci starà un bel pezzo.»
(Marianna Montale, lettera a Ida Zambaldi, Genova 18 dicembre 1918, ivi, p. 464).

«Debbo stare attenta a non lasciare scorgere i miei desideri, perché subito si offrono per appagarli. Berto [il fratello maggiore Alberto] mi ha fatto socio di una Società di Letture Scientifiche (mi sarà utile specialmente per la tesi) solo perché io gli ho chiesto, a titolo di curiosità, se potevano iscriversi anche le donne (lui è socio e Salvo [l'altro fratello Salvatore, primogenito] pure).»
(Marianna Montale, lettera a Ida Zambaldi, Genova 24 marzo 1919, ivi, p. 474. La Società di letture e conversazioni scientifiche aveva una buona biblioteca, con servizio di prestito, che fu utilizzata anche da Eugenio).

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