Starnone (1987)

Fonte:
Domenico Starnone, Ex cattedra, con dieci tavole di Staino, [S.l.], Rossoscuola e Il manifesto, 1987.

«Noi sezione Cgil abbiamo tastato il polso ai tempi e abbiamo sentito: sale la febbre politica. Qualcuno anzi ha anche aggiunto: «Tra i giovani c'è domanda di '68»; cosa che vuol dire – ci siamo spiegati – domanda di trasformazioni radicali. E alla fine della riunione tutti ci siamo confessati il bisogno di attivare la memoria storica. Sicché abbiamo redatto un documento zeppo di citazioni di vent'anni fa (o quasi) in cui invitavamo i giovani a scendere in piazza compatti, sabato 9 novembre, contro la scuola schifo. Subito dopo il collega Vivaldi e io abbiamo dato un bel tema da svolgere. Nelle mie classi: «Ritorna il '68?». Nelle sue: «Il 9.11.85 è rapportabile al 23.5.68?». Tranne gruppi di fedelissimi che hanno esultato esclamando: questo sì che è un bel tema, gli altri hanno fatto le solite scene: ma che tema è questo, troppo difficile, basta con la politica, erano meglio i temi sugli U2. Timballo Daniele, rimbambito dalla crisi puberale, ha chiesto: il 68 è un autobus? [...]
Segarelli Matteo con deferenza mi ha chiesto di poter andare in biblioteca a prendere libri sul '68 e a preparare lo striscione con lo slogan da lui inventato: «Il governo Bettino è una discràxia», caduto in disuso e poi ridiventato attuale, grazie alla resurrezione del pentapartito (questa orribile parola dirà qualcosa a qualcuno tra qualche anno?). Gli ho concesso: ma certo Segarelli; e qualche malevolo ha ripetuto dal fondo della classe: ma certo, Segarelli, vai bello.
Durante la ricreazione, in biblioteca ci sono andato anch'io. Subito si sono accodati Di Marco e il suo fido Silvestrone. Silvestrone è uno che parla solo se interrogato: per il resto del tempo, in classe o nei corridoi, in piedi o da seduto, suona una batteria immaginaria facendo tum tum e ciaf ciaf con la bocca, torcendosi tutto per significare il piacere e la sofferenza del batterista, e sferrando colpi ai piatti e ai tamburi con bacchette maneggiate da maestro. L'hanno già cooptato perché si metta in testa al corteo degli studenti e lo accompagni con la sua musica impareggiabile.
Per ora fa la musica di sottofondo a Di Marco che dice che anche lui e il suo fido vorrebbero libri per farsi opinioni sul mondo come Segarelli. Ma non libri di sinistra: libri – lui chiede – oggettivi, che dicano le cose come stanno. «Va bene» accetto io, «venite con me», e ci spostiamo a fatica per l'atrio dove 1500 studenti divorano panini, si fanno docce con le lattine di coca cola ben agitate e si baciano nel pigiapigia senza togliersi la gomma di bocca. Di Marco mi espone la visione del mondo sua e di Silvestrone, che è: Craxi sta rovinando l'Italia con questi finanzieri – «Finanziaria» correggo io, «Finanziaria» si corregge lui – e con tutti questi uomini di colore che vogliono libicizzare – «Libanizzare» correggo io, «Libanizzare» si corregge lui – l'Italia: profughi, nigeriani, palestinesi.
Arriviamo in biblioteca dove fervono i lavori del comitato studentesco «Sempre con la democrazia». Segarelli mi fa vedere il suo striscione come se sperasse in un buon voto. Un folto gruppo scrive alacremente cartelli di fuoco col pennarello rosso.
Mi metto a cercare libri oggettivi per Di Marco e Silvestrone. Poi mi distraggo e torno ai tempi in cui io e Vivaldi insegnavamo a San Chirico Raparo e facemmo ferro e fuoco per buttar via dalla biblioteca tutte le opere di Ada Negri e 400 copie della storia di San Chirico a partire dal giardino dell'eden, redatta dal nostro preside di allora, che era storico di quell'insediamento e poeta-cantore delle sue bellezze. Cominciammo con Il capitale, passammo a tutto ciò che era stato scritto sui consultori come sulle droghe e con gli anni introducemmo anche una storia dell'astrologia, i King e molti manuali per calcolare il bioritmo. Poi torno qui e fisso a lungo La questione agraria di Karl Kautsky prima che diventasse un rinnegato. Controllo la scheda: non è mai stato chiesto in prestito. Allora lo consiglio a Di Marco. Se mi deve odiare, che lo faccia a ragion veduta.».

(Domenico Starnone, Ex cattedra; le vicende del romanzo sono ambientate a Roma presso l'Istituto tecnico per il turismo Livia Bottardi).

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