Bertolucci (2000a)

Fonte:
Attilio Bertolucci, Ho rubato due versi a Baudelaire: prose e divagazioni, a cura e con un saggio di Gabriella Palli Baroni, Milano, Mondadori, 2000.

«Di questo passo, sul filo della memoria, arrivo ai miei anni liceali, in una città dagli autunni e dagli inverni favolosi, fra il morire degli anni venti e il nascere degli anni trenta.
Diciamo pure che c'era il fascismo, il fascismo di bonaccia plumbea, dopo Matteotti, che Gadda ha dipinto da par suo nel Pasticciaccio: ma a un ragazzo sveglio capitato a vivere in una città intelligente non mancavano le possibilità, attraverso professori, librai e clienti di libreria ed edicola e magari tranvieri con idee giuste e un po' di coraggio, almeno per chiacchierare, di vaccinarsi. E c'era la Biblioteca Palatina ad accoglierci, le mattine che per colpa di un sole troppo vivo sui platani già nudi o di una neve troppo fresca sui marciapiedi consueti ma adorati perché usi a venir percossi da certi tacchi ogni anno più alti, avevamo rifiutato di richiuderci in classe: la Biblioteca Palatina con il più recente numero della «Critica» da leggersi immediatamente nelle ultime pagine dove la sigla b.c. garantiva delle sacrosante, confortanti, eccitanti noterelle, all'apparenza marginali, in realtà fondamentali per gli italiani.»
(Attilio BertolucciInizio di stagione, in Ho rubato due versi a Baudelaire, p. 191-193: 191-192. Pubblicato originariamente in «L'illustrazione italiana», 89, n. 11 (nov. 1962)).

«Ho letto la prima volta I fiori del male nella traduzione (la prima, che io sappia, in italiano e in prosa) dovuta a Riccardo Sonzogno. Avevo tredici anni, frequentavo la terza ginnasio inferiore, una sorta di scuola media molto più difficile, molto più formativa, molto meno democratica, forse.
E da «bambino innamorato di stampe e di mappe», avevo su una bancarella scovato quella traduzione di Riccardo Sonzogno uscita proprio nella benemerita, benedetta Biblioteca Universale Sonzogno [...].
Ma ecco che sui sedici anni, posso accedere alla Biblioteca Palatina di Parma dove, finalmente, mi è dato leggere Les fleurs du mal. Da allora, in varie edizioni sino alle due della Pléiade non ho fatto che leggere il mio Baudelaire».
(Attilio Bertolucci, Ho rubato due versi a Baudelaire, nel volume con lo stesso titolo, p. 335-338: 335. Pubblicato originariamente in «La repubblica», 5 marzo 1996).

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