Rosini (2003)

Fonte:
Emilio Rosini, L'ala dell'angelo: itinerario di un comunista perplesso, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2003.

«Fra il 1953 e il 1958, pur continuando a lavorare per il Partito [comunista italiano] e per l’organizzazione dei contadini e per i partigiani della pace, dedicai tuttavia buona parte del mio tempo all’attività parlamentare, che mi piaceva soprattutto perché mi consentiva di frequentare la biblioteca della Camera, ricchissima e ottimamente organizzata. Fui nominato, senza competitori perché era una carica gratuita e del tutto innocua, membro della commissione di vigilanza sulla biblioteca. Fu quello il punto più alto della mia carriera politica.
I frequentatori della biblioteca erano pochissimi, quasi tutti comunisti o socialisti, e vi feci amicizie che durarono anche in seguito: Enzo Capalozza, che ricordo col naso sempre appiccicato al libro perché a distanza maggiore non ci vedeva, che poi fu nominato giudice costituzionale; Vincenzo Cavallari, che ci andava la mattina presto per preparare il concorso che gli fece conquistare la cattedra di diritto processuale penale nell’università della sua Ferrara; Giambattista Gianquinto, che era stato il primo sindaco di Venezia dopo la liberazione, avvocato anche lui.
La biblioteca della Camera mi servì per studiare il regime giuridico della laguna veneta e per proporre una legge che chiarisse le ambiguità e le contraddizioni che nei secoli s’erano accumulate sulla proprietà delle valli da pesca. La mia proposta non fu mai discussa ma mi divertii molto a prepararla e a scrivere una dotta relazione per presentarla.
Altre mie proposte di legge (sei, per l’esattezza, ma soltanto una memorabile) ebbero la stessa sorte.
[...]
Il lavoro serio, che facevo in biblioteca e nella commissione finanze e tesoro, era disturbato dai lavori dell’Aula: cioè dalle forzate lunghe permanenze nel grande salone di Montecitorio, il cosiddetto Transatlantico, dove si dissipava buona parte del nostro tempo in attesa delle votazioni, mentre i colleghi parlavano nell’aula vuota. Quasi tutti discorsi prolissi e inutili, perché le decisioni erano state prese prima che iniziasse la discussione.»

(Emilio Rosini, L'ala dell'angelo, p. 154-155, 157).

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