Pintor-Gentile (1905)

Fonte:
Giovanni Gentile, Giovanni Gentile e il Senato: carteggio (1895-1944), a cura di Emilia Campochiaro, Lucia Pasquini, Alessandra Millozzi, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2004

«Mio Caro Gentile,
Ai miei ritardi sei ormai abituato: non ti chiedo perciò neppure scusa!
Nella nazionale V.E. [Biblioteca nazionale di Roma] non v’è nessuna edizione originale dei Dialoghi del Bruno. Ve n’ha invece delle opere latine; e vi sono pur nelle stampe originali – nella miscellanea Valente – le due orazioni “in exequiis meis Brunsuicensium”, e “in Acad. Witeberg”.»
(Fortunato Pintor, cartolina a Giovanni Gentile, [Roma] 22 [luglio 1905], p. 192)

«Mio caro Pintor,
È inutile; come vedi, mi faccio sempre più un seccatore. Il [Francesco] Fiorentino deve aver trovato in una delle pubbliche Biblioteche italiane il Dialogo italiano di G. Bruno De la causa, principio et uno ediz. di Venezia [Londra] 1584. Credevo che l’avesse vista nella Miscellanea Valente, perché d’un opuscolo latino dava appunto questa indicazione. Io avrei proprio bisogno di ripescare quel dialogo. Come facciamo? Tu hai amici in tutte le principali biblioteche: potresti scrivere che ne facciano un’accurata ricerca? Bisognerebbe cominciare dalla Universitaria di Pisa, dove insegnava il Fiorentino quando scrisse di aver tra mano il detto dialogo. Del resto, qualunque stampa originale di altro dei dialoghi del Bruno mi gioverebbe lo stesso, servendomi pel riscontro di certe particolarità della sua grafia. Puoi farmi questo favore? Capisco che è troppo il fastidio che ti do; ma solo tu mi puoi fare questa ricerca in modo che non mi restino scrupoli.»
(Giovanni Gentile, lettera a Fortunato Pintor, Napoli 29 luglio 1905, p. 193)

«Mio carissimo Gentile,
Avevo cercato inutilmente, in tutte le biblioteche fiorentine, quando ci sono stato al principio della licenza in agosto. Poi ho avuto da Pisa la risposta negativa che ti acchiudo. Aspettavo ora, la risposta di Venezia [probabilmente Biblioteca Marciana]: e temendola per negativa, pensavo di pregarti ad aspettare il mio ritorno a Roma, donde avrei potuto mandare una circolare d’ufficio, a tutte le biblioteche; ed avere in breve tempo, una risposta precisa da tutte: ciò che non si ottiene in questa stagione, scrivendo personalmente ai bibliotecari. Ma tornando, ora, a Firenze, ho dovuto confessare a me stesso che la ricerca, la prima volta, non era stata fatta da me con quegli avvedimenti che parrebbero doverosi, in un ex-impiegato della Nazionale [di Firenze]. Avevo dimenticato la collezione Guicciardini, tutta, come sai, di opere “proibite”! Qui ho trovato subito una numerosa serie di opere del Bruno: e tra le altre, proprio il De la causa principio et uno, nell’edizione del 1584.
Ma si tratta della collezione Guicciardini, cioè di una raccolta il cui uso è intralciato da una serie di severe disposizioni testamentarie che non solo ne vietano il prestito, ma prescrivono una speciale presentazione anche per la semplice consultazione. Se dunque t’occorresse aver fra mano il dialogo, è inutile pensare alla Guicciardini: e si farà la circolare (mi ero fatto mandare, dal [Luigi] Ferrari, anche la carta timbrata: ma poi mi è parso non corretto, spedirla mentre sono in permesso). Ma se ti bastasse averne un saggio (mi pare che mi scrivessi che ti occorre fissare certe particolarità di grafia) potrei io stesso farne un estratto, giuste le norme che tu vorrai darmi. Ma bisognerebbe che io sapessi qualcosa entro la prossima settimana: dovendo tornare il 20 a Roma.»
(Fortunato Pintor, lettera a Giovanni Gentile, Firenze 10 settembre [1905], p. 195-196)

«Mio carissimo Gentile,
Trascrissi il giorno avanti di partir da Firenze, lo scorso settembre, alcune pagine del Bruno: e poi non m’è riuscito di mandartele, tanto poco son padrone del mio tempo! [...]
Il brano trascritto non basterà, m’imagino, al tuo scopo. Né ho dismesso l’idea di fare una richiesta a tutte le biblioteche. Si stanno stampando le apposite circolari di cui la Biblioteca [del Senato] era sprovvista.»
(Fortunato Pintor, lettera a Giovanni Gentile, [Roma ottobre 1905], p. 197-199)

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