Foa (1936-1937)

Fonte:
Vittorio Foa, Lettere della giovinezza: dal carcere 1935-1943, a cura di Federica Montevecchi, Torino, Einaudi, 1998.

«Ho letto sulle cronache vaticane dell'«Illustrazione Italiana» che la «Civiltà Cattolica» polemizza contro un articolo di Croce sulla «Critica» circa la Storia d'Italia di Don Bosco, ed accusa Croce di avere leggermente riportato un falso giudizio di Don Bosco su Mazzini; potrò avere dal cappellano quel numero della «Civiltà Cattolica», ma la «Critica» non si può avere.»
(Vittorio Foa, lettera ai genitori, Roma 1° maggio 1936, p. 101).

«Ricevo libri dalla biblioteca speciale della Direzione, che è assai ben fornita, ed anche il Cappellano non dimentica di rifornirmi di quando in quando: cosí ora mi ha inviato le Memorie inutili di Carlo Gozzi, che non conoscevo affatto, e che sono una vivace descrizione della Venezia del '700.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 22 maggio 1936, p. 110. Nelle lettere Foa menziona moltissime altre letture, senza però specificarne la fonte).

«Inoltre dalle biblioteche del carcere ricevo libri vari: memorie di guerra, novelle, commedie, classici letterari, ed anche libri inglesi che ormai leggo senza eccessiva difficoltà: cosí fra l'altro ho letto in inglese il Gulliver di Swift, purtroppo in una edizione purgata per le scuole.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 10 luglio 1936, p. 122).

«Fra i libri di lettura amena che interrompono la monotonia dei miei mattoni di studio scelgo talvolta nella bella biblioteca della direzione qualche libro di esplorazione artica od equatoriale.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 28 agosto 1936, p. 134-135).

«Sul Risorgimento ho letto, dalla biblioteca del Cappellano, la lunga e bella biografia di Agostino Bertani scritta dalla Jessy White Mario.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 4 settembre 1936, p. 137).

«ho inoltre letto un bel libro di biografie romanzesche del Croce; [...] ed infine, ieri, un tremendo libro, trovato nella biblioteca del carcere, di un tal Scortecci (La città effimera) che descrive una prigionia di guerra con un accento cosí drammatico da far realmente gelare il sangue nelle vene – libro che sarebbe consigliabilissimo per la propaganda pacifista.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 6 novembre 1936, p. 151).

«Sono contento che abbiate letto il San Michele di Munthe che ho letto qui nella biblioteca della direzione: è un libro bellissimo».
(Foa, lettera ai genitori, Roma 13 novembre 1936, p. 154).

«Di tanto in tanto nella Biblioteca del carcere si trovano inaspettatamente libri di notevole interesse: cosí ho scovato i due primi volumi della storia del diritto romano nel medio evo del Savigny, che ha assai interessato anche i miei compagni Bauer e Mila, per le questioni circa l'ordinamento municipale e la giurisdizione nel basso impero e dopo le invasioni barbariche e circa l'assetto della proprietà fondiaria sotto i Longobardi.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 12 febbraio 1937, p. 190).

«Dalla biblioteca del carcere spesso saltano fuori dei libri interessanti: cosí ho letto con piacere le memorie diplomatiche da Pietroburgo (1803-10) di Giuseppe De Maistre; appartiene alla categoria di libri interessanti «che si possono leggere solo in carcere» perché da liberi ci sarebbero da esercitare altre preferenze. La categoria dei libri «da carcere» è assai numerosa e comprende soprattutto libri di storia e classici; la sua fisionomia e la sua importanza è accentuata dal fatto che siamo sostanzialmente preclusi dalle novità estere nel testo originale. Alla stessa categoria di «libri carcerari» appartiene una Storia della Legislazione italiana di Federico Sclopis di cui ho trovato qui il primo volume e da cui, col vostro beneplacito, estraggo qualche appunto che mi interessa.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 23 aprile 1937, p. 223).

«Qui in galera ho letto sulla «Critica» di circa un anno fa, nelle sue «Aggiunte alla Letteratura della nuova Italia» un saggio sul Cagna di Benedetto Croce, che ne dice un monte di bene, soprattutto di quel Alpinisti ciabattoni di cui cita vari brani che, per quel suo magico modo di presentare le cose, sembrano sublimi. Ora, siccome ce n'è una copia nella biblioteca del carcere (circolante) sto aguzzando lo sguardo per non lasciarmela sfuggire quando passa, e, dato il mio scarso gusto letterario, sotto l'influenza di quel gran criticone, son sicuro che lo troverò bellissimo.»
(Foa, lettera ai genitori, Roma 28 ottobre 1937, p. 304).

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