Contini (1989a)

Fonte:
Diligenza e voluttà: Ludovica Ripa di Meana interroga Gianfranco Contini, Milano, Mondadori, 1989.

«Ma a Domodossola non c'è, per esempio, un'ottima biblioteca? Quando la intervistai per l'uscita della Cronica dell'Anonimo romano, lei mi raccontava di aver incontrato per la prima volta l'Anonimo nella biblioteca di Domodossola... È così?

Verissimo. Purtroppo, se adesso dovessi andare lì a cercare il Muratori, non lo troverei. La biblioteca apparteneva a una fondazione; ora la fondazione è stata assorbita dal Comune, che per entrare attivamente in possesso della biblioteca doveva però versare una somma notevole all'erario. Questa somma il Comune di Domodossola, notoriamente povero, non l'ha o non l'aveva. E i libri giacciono tutti nelle casse. È una situazione assai triste. Ora mi fanno sperare che la cosa si muova.

E non ci sono altre biblioteche?

Sì: c'è l'ottima biblioteca dei Padri Rosminiani, della quale per la benevolenza dei Padri potei fruire. Quando uscii dal liceo, il Padre Generale, un uomo di grande venerabilità – io considero uno dei miei principali benefattori il padre Giuseppe Bozzetti – mi consentì la consultazione di questa biblioteca, che è in parte eccellente.
[...]
E io ho frequentato molto, per benevolenza del padre Bozzetti, la casa madre sul Calvario, dov'era una volta la biblioteca di Rosmini, che ora è a Stresa... è uno dei tanti Calvari del Piemonte e della Lombardia. [...] Io frequentai molto la biblioteca del Calvario – l'edificio era bellissimo: è stato costruito secondo lo stile di un Generale di grandissimo gusto, il padre Lanzoni –, e allora, lì, mi pareva di vedere i princìpi corporei, gli angeli.

(Diligenza e voluttà: Ludovica Ripa di Meana interroga Gianfranco Contini, p. 30-32).


«Non mi ha spiegato, però, perché ha scelto lettere e filologia invece che matematica...

Le dirò che nel frattempo avevo cominciato a scrivere qualche recensioncina... [...] E siccome il padre Bozzetti, come già le dissi, mi aveva aperto le porte della biblioteca Rosminiana, lì trovavo cose umanistiche, e quindi l'incoraggiamento era tutto in una direzione. [...] Lì invece, tra quelle migliaia di volumi, veramente riuniti in modo insieme acuto e avventuroso, trovai pascolo per la scelta umanistica.»

(ivi, p. 127-128).

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