Romano (1979b)

Fonte:
Lalla Romano, Una giovinezza inventata, Torino, Einaudi, 1979.

«In quarta ginnasio avevo composto una poesia. [...] Quella poesia e altre che seguirono erano comunque poesie contemplative, non sentimentali. Però in seguito le rinnegai: era urgente affrontare «prima» i problemi ultimi. Il mio filosofo fu Spinoza, «trovato» nella biblioteca del liceo, dove si poteva pescare in libertà.»

(Lalla Romano, Una giovinezza inventata, p. 14).

«Io disprezzavo la pratica (l'utile); pensavo che un aspetto pratico l'avessero anche gli studi, se di natura scolastica. I libri scovati nella felice stagione del liceo: Spinoza, Schopenhauer, Nietzsche, erano stati ognuno un messaggio, che io avevo accolto con un turbamento un po' trasognato come di solito si ha da un romanzo.
Qui [a Torino], nei primi tempi, a parte il fatto che non avevo libri perché non sapevo servirmi della biblioteca, il mio smarrimento era cosí grande, la mia ansia cosí urgente e le mie pretese cosí assolute, che l'avventura di un libro mi sarebbe parsa limitata.
Uno dei primi giorni, non avendo ancora interamente afferrato il sentimento della mia nuova condizione, con una sorta di distaccato ottimismo avevo acquistato un libro: con lo stesso criterio con cui sceglievo le mie letture nella biblioteca del liceo, cioè obbedendo a un impulso, quasi a un richiamo. Fu ancora un gesto di quel tempo.
Il libro era L'essenza del Cristianesimo dello Harnack, che avevo scorto nella vetrina di una libreria di via Po. Lo portai con me per qualche giorno, senza leggerlo; poi lo riposi nella valigia.»

(ivi, p. 128).

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