Pirricchi (1979)

Fonte:
I compagni di Firenze: memorie di lotta antifascista, 1922-1943, a cura di Giovanni Gozzini, introduzione di Renzo Martinelli, Firenze, Istituto Gramsci, Sezione toscana-CLUSF, Cooperativa editrice universitaria, 1979.

«In quel periodo [1934-1936] – quando Mussolini preparava l'aggressione all'Etiopia – ci venne l'idea di organizzare una biblioteca circolante per mettere in condizione tanti amici che non avevano la possibilità di comprare un libro, di poter leggere altri libri come il Tallone di Ferro, La Madre di Gorki, L'Intruso di Blasco Ibanez, tutti i libri di Mario Mariani, tra cui il Povero Cristo, ecc. Per avere questi libri, ricordo che ci mettemmo d'accordo con un rivenditore di carta straccia, che aveva un piccolo magazzino in via Faenza. Lui ci metteva da parte i testi che noi richiedevamo, e che noi regolarmente pagavamo. In casa mia venne fatto il deposito: arrivammo anche ad avere 20 copie del Tallone di Ferro, altrettante della Madre, tante copie di tutti gli altri. I libri venivano comprati con i soldi del gruppo di amici che lavoravano, raccolti attraverso piccole sottoscrizioni. L'iniziativa ebbe successo; quei libri venivano letti da tutto il gruppo di amici, dai loro familiari ed anche da altre persone. Questa piccola iniziativa andò oltre le previsioni, in quanto questo giro si allargò anche alla periferia, a Scandicci, Peretola ed altri piccoli centri. Comunque, il giro di questi libri fu enorme perché era tutto un prenderli e poi regolarmente riportarli.
[...]
Tutte queste nostre discussioni ci portarono a concludere che bisognava fare di più. Non bastava la biblioteca circolante, bisognava forse trovare il modo di andare a combattere in Spagna e fare dei volantini che incitassero i cittadini alla solidarietà con la lotta del popolo spagnolo contro il fascismo.»
(Mario Pirricchi, in: I compagni di Firenze: memorie di lotta antifascista, p. 191-224: 196, 199).

«Io posso dire questo: in carcere ci siamo tutti istruiti. Anche io che avevo frequentato le scuole elementari, ed ero uno che aveva avuto la fortuna di studiare, in carcere ho trovato compagni, alcuni intellettuali che mi hanno molto insegnato. Per esempio mi ricordo, che c'era un compagno che ci ha fatto subito imparare a leggere il francese, perché i testi erano tutti francesi: l'Economia politica del Segai, Le vie dell'ottobre di Lenin, alcuni libri di Carlo Marx, l'Antidühring di Federico Engels, sulla teoria scientifica del socialismo. [...] C'era una biblioteca di oltre 5.000 volumi, che era stata fatta dai detenuti politici. I detenuti politici potevano infatti comprare libri, autorizzati dal Ministero dell'Interno, e i libri venivano sempre fatti acquistare dai compagni che avevano più anni di carcere, perché restassero lì nel carcere, e nessuno se li portasse via. Adesso nelle carceri entrano di nascosto le rivoltelle, allora entravano i libri che noi, detenuti politici, volevamo.»
(ivi, p. 213. Detenuto a Regina Coeli fino al processo, Pirricchi fu poi trasferito per scontare la pena nel carcere di Castelfranco Emilia, dal 1939 al 1942).

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