Cecchi (1912-1913)

Fonte:
Emilio Cecchi, Taccuini, a cura di Niccolò Gallo e Pietro Citati, Milano, Mondadori, 1976.

«19 Marzo [1912]. Cinque giorni di vuoto [...]. Cominciato ad andare a studiare nella biblioteca della Keats Shelley Memorial House. Ora: mettere in pari e completare tutte le letture diverse; e riunirmi nello studio per gli «Inglesi» [...].»
(Emilio Cecchi, Taccuini, p. 59).

«Giugno 1912. Levarmi dal letto prestissimo, verso le due o le tre, e lavorare a comporre fino alle otto; alle otto fare il bagno, fare colazione e andare alle biblioteche, fino all'ora di desinare. Tornare alle biblioteche nel pomeriggio subito. [...] Andare a letto non più tardi delle 9, e non distaccarmi da questa regola di vita per qualche mese.»
(ivi, p. 79. Altri brevi riferimenti, nello stesso periodo, non specificano quali biblioteche Cecchi frequentasse).

«Leggo in Piazza di Spagna, ancora; ora i taccuini di lavoro dello Shelley (II e III) dove sono cose belle e curiose. Come aveva ragione di tenersi tanto attaccato a Eschilo e a Pindaro! Quelle sono le basi. [...] Eh, lo Shelley era un gran poeta; ma grande di molto. Quando si è intorno a uno di questi uomini, pare d'esser sotto una delle piramidi di Egitto.»
(Emilio Cecchi, cartolina a Arturo Onofri, Roma 27 giugno 1913, in: Carteggi Cecchi-Onofri-Papini (1912-1917), a cura di Carlo D'Alessio, Milano, Bompiani, 2000, p. 52-53).

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