Dossi (1912)

Fonte:
Carlo Dossi, Note azzurre, a cura di Dante Isella, con un saggio introduttivo di Niccolò Reverdini, Milano, Adelphi, 2010.

«1904. Una sala di biblioteca, fredda – con topi che cricchiano e vecchi che studiano sudici libroni ancora più vecchi. Entrano tre o quattro ragazze freschissime, forastiere che vengono a visitare le biblioteche. È come se entrasse un raggio di sole. – Le sbirciate dei vecchi – il tacito confronto tra la scienza nuova e la antica – il rammarico del tempo perduto ecc.»
(Carlo Dossi, Note azzurre, p. 128. La prima edizione fu pubblicata dalla vedova, con omissioni, nel 1912.)

«2374. (Roma 1872) [...] Alla biblioteca della Minerva [Casanatense], i frati non concedono, senza uno speciale permesso, la lettura della Storia d'Italia del retrogrado Botta!»
(ivi, p. 206)

«4760. Fino a questi ultimi anni, le biblioteche italiane patirono un quotidiano saccheggio. Altro che Unni e Maometto! A Milano esisteva un librajo-antiquario (credo si chiamasse Vergani) il quale si assumeva di procurare, a chi lo pagasse, qualunque libro raro purchè esistesse a Brera. Bonghi s'è formata una libreria che è un corso completo di furti. Non per tristizia, ma per smemorataggine se ne composero pure una Correnti e Depretis. Se però Bonghi alleggeriva le biblioteche dei loro volumi più preziosi, cercava di far rioccupare i vacui lasciati da altri libri. Difatti, avendo conti da saldare col Bocca, librajo-ladro-editore, comperò da lui, per ventimila lire, tanti volumi, che, a dire de' periti, non valgon la carta che pesano. – Bonghi essendo ministro della P.I. si formò una raccolta di tutto quanto aveva stampato quel Ministero dall'epoca della sua prima istituzione. Lasciato il Ministero, vendette le sue raccolte per 15.000 lire al Ministero stesso.
Un documento interessantissimo per la storia dei latrocini bonghiani è la relazione di Baccelli, De Renzis e (credo Martini) pubblicata dal Commissario regio, prof. Cremona, della Biblioteca Vittorio Emanuele.»
(ivi, p. 660-661).

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