Lancellotti (1938)

Fonte:
Arturo Lancellotti, D'Annunzio nella luce di domani, prefazione di Lucio D'Ambra, Roma, Staderini, 1938.

«Da Settignano [D’Annunzio] si staccava raramente, immerso com’era nel lavoro, per qualche breve gita. In un dopo pranzo del Giugno 1909, sopra una elegante automobile, giungeva solo alla Badia di Montecassino per visitarne la ricchissima biblioteca e gli archivi. Ma non intendeva farsi riconoscere, e in foresteria, quando gli fu presentato il registro dei visitatori, si firmò «Gentile d’Alberga». Se non che la provenienza, il tipo, l’eleganza, lo avevano già reso sospetto. La calligrafia, inconfondibile, lo tradì completamente. «Ma non è lei il sommo d’Annunzio?» arrischiò un professore. Ed egli, pronto: «Io quall’alta cima? Ma loro sognano!». Volle visitare ogni cosa, ammirò tutto e la sera stessa ripartì lasciando in quei monaci napoletani largo campo di pettegolezzi «ncoppa 'a pazzia e 'a superbia d''o poeta».».

(Arturo Lancellotti, D'Annunzio nella luce di domani, p. 132).

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