Mafai, Miriam

Nome
Miriam Mafai
Data di nascita
02/02/1926
Data di morte
09/04/2012
Miriam Mafai
Miriam Mafai

Nacque il 2 febbraio 1926 a Firenze, dove la madre, Antonietta Raphael, lituana (pianista, scultrice e pittrice) era approdata nella primavera del 1925, quando si era resa conto di aspettare un figlio dal pittore Mario Mafai, che fonderà insieme a Raphael e a Scipione la cosiddetta Scuola Romana. Il matrimonio dei genitori avverrà solo ai primi anni Trenta, dopo la nascita a Roma delle altre due figlie, Simona e Giuditta, rispettivamente nel 1928 e nel 1930. Nate da un matrimonio misto, non battezzate, dopo la promulgazione delle leggi razziali (1938) Miriam e Simona furono espulse dal ginnasio e iniziò per le ragazze Mafai una lunga peregrinazione, prima in Toscana e poi a Genova, dove si trasferirono all'inizio dell'inverno 1939. Qui Miriam frequentò una scuola privata e poi, grazie all'intervento dell'amico collezionista Alberto Della Ragione, si iscrisse al liceo Andrea Doria. Furono gli anni della fame, della guerra, dei bombardamenti ma anche della formazione, delle letture e delle discussioni politiche appassionate, fino alla «bella estate» del 1943, quando il 30 agosto rientrarono a Roma, alla vigilia dell'occupazione tedesca. Alla Biblioteca Nazionale, allora al Collegio romano, Miriam e Simona, rispettivamente 17 e 15 anni, ebbero i primi contatti con il Partito comunista, iniziando l'attività nella Resistenza romana, con la distribuzione di volantini e copie clandestine de «L'Unità».
Alla fine del 1944 le due ragazze lasciarono la casa di famiglia (via Tagliamento) per stabilirsi in via Zara, in un grande appartamento a disposizione del Pci, già occupato da altri compagni; Miriam fu incaricata di lavorare presso l'Ufficio stampa del Ministero dell'Italia Occupata diretto da Mauro Scoccimarro, iniziando così la sua non breve esperienza di funzionario del Pci. Dopo aver svolto a Potenza e Matera la campagna elettorale del 1948, a maggio si trasferì all'Aquila, dove conobbe Umberto Scalia, segretario della federazione del Pci dell'Aquila, che sposerà nel marzo 1949, e da cui avrà due figli, Luciano e Sara.
In Abruzzo svolse un'intensa attività politica, partecipando alle lotte dei braccianti per la liberazione delle terre del Fucino; a giugno 1951 fu eletta consigliere comunale a Pescara, dove visse cinque anni, diventando anche assessore alla cultura. Segnato dal “maremoto” che scaturì dalle rivelazioni del XX congresso del Pcus, il 1956 fu l'anno della svolta: trasferita a Parigi a seguito del marito, iniziò il suo lavoro di giornalista come corrispondente di «Vie nuove». Al ritorno in Italia passò a «L'Unità», di cui fu cronista parlamentare, ma presto lasciò anche questo giornale per «Noi donne”, settimanale dell'Unione donne italiane (UDI), che diresse dal 1964 al 1969; la costante attenzione all'emancipazione femminile troverà la sua espressione più felice in un libro a metà tra storia e inchiesta: Pane nero: donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale (1987).
Separata dal marito, agli inizi degli anni sessanta diventò la compagna di Giancarlo Pajetta, cui rimarrà legata per tutta la vita. Nel 1970 fu assunta come inviata da «Paese Sera», per approdare poi a «La Repubblica», di cui fu co-fondatrice nel 1976: nel volume Diario italiano, 1976-2006 (2006) raccolse gran parte degli articoli ivi pubblicati. Fu presidente della Federazione nazionale della stampa italiana dal 1983 al 1986.
Nel 1994 venne eletta in Parlamento nella coalizione dei Progressisti, ma tornerà presto alla sua attività giornalistica con un'attenzione particolare alla crisi della sinistra, su cui, negli anni scriverà diversi libri: Botteghe oscure addio, Dimenticare Berlinguer (entrambi 1996) e Il silenzio dei comunisti (2002), ma sono da segnalare almeno due importanti biografie: L'uomo che sognava la lotta armata: la storia di Pietro Secchia (1984) e Il lungo freddo: storia di Bruno Pontecorvo, lo scienziato che scelse l'Urss (1992).
Morì a Roma il 9 aprile 2012. Negli ultimi anni di vita Miriam Mafai si era dedicata a scrivere la sua autobiografia, purtroppo interrotta al 1956, pubblicata postuma a cura della figlia Sara Scalia: Una vita, quasi due (Rizzoli, 2012).
La sua biblioteca è in larga parte conservata presso la Biblioteca comunale di Cetona.

Laura Desideri

Si ringrazia Sara Scalia per la generosa collaborazione

Claudia Mancina, Mafai, Miriam, in: Dizionario biografico degli italiani, 2016.

Relazioni