Rossi, Ernesto

Nome
Ernesto Rossi
Data di nascita
25/08/1897
Data di morte
09/02/1967
Ernesto Rossi
Ernesto Rossi

Nacque a Caserta il 25 agosto 1897 da Antonio, ufficiale dell’esercito di origini piemontesi, e dalla bolognese Elide Verardi. Nel 1899 la famiglia si trasferì a Firenze, dove nel 1915 – due anni dopo la separazione dei genitori – prese la maturità classica da privatista. Dopo essersi iscritto alla Facoltà di medicina a Bologna, partì volontario in guerra nel 1916 ma fu ferito gravemente sul fronte dell’Isonzo ed esonerato dal servizio attivo fino al congedo, nel 1919. Abbandonata Medicina, si iscrisse a Giurisprudenza a Siena e si laureò nel 1920 in poco più di un anno, come gli consentiva lo status di volontario di guerra, con una tesi sul pensiero di Vilfredo Pareto. Proseguì da autodidatta i suoi studi di economia presso la Biblioteca dell’Università Bocconi, dove insegnava Luigi Einaudi con il quale strinse presto un’amicizia profonda destinata a durare nel tempo.
Per la missione in Basilicata del 1921, come collaboratore di Umberto Zanotti Bianco, lasciò il lavorò per l’Associazione agraria toscana, che riprese l’anno successivo. La breve esperienza meridionale, insieme al rafforzarsi dei legami con Gaetano Salvemini, ebbe probabilmente un ruolo non secondario nella maturazione della sua scelta antifascista, resa evidente dall’intensa attività pubblicistica di quegli anni. Dopo la fuga a Parigi, l’amnistia del 1925 gli permise di tornare in Italia e di occupare la cattedra di Economia politica e scienze finanziarie presso l’Istituto tecnico Vittorio Emanuele II di Bergamo, dove incontrò la futura moglie Ada Rossi.
Condannato a vent’anni di carcere dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato nel 1930, durante la reclusione mise insieme una biblioteca personale costituita in buona parte da testi di economia. Usufruì inoltre delle biblioteche delle carceri di Regina Coeli, Pallanza e Piacenza e di quella della colonia di confino di Ventotene, lasciandone numerose testimonianze nei suoi scritti epistolari. Nell’isola pontina partecipò alla stesura di Per un’Europa libera e unita: progetto d’un Manifesto, redatto nel 1941, più noto come il Manifesto di Ventotene. Fu liberato il 30 luglio 1943, dopo essere stato trasferito per pochi giorni dalla colonia confinaria a Regina Coeli.
In Svizzera – dove si rifugiò dal settembre 1943 fino alla Liberazione – continuò i suoi studi nella Biblioteca cantonale di Lugano e nelle biblioteche ginevrine dell’Institut des hautes études internationales e della Società delle nazioni.
Tornato in Italia nei giorni precedenti la Liberazione, fu nominato sottosegretario alla Ricostruzione dal presidente del Consiglio Ferruccio Parri. Fu tra i rappresentanti azionisti alla Consulta e guidò l’Azienda rilievo alienazione residuati (ARAR) dal 1946 al 1954. L’anno successivo contribuì alla rifondazione del Partito radicale, senza mai ricoprire incarichi politici né di governo.
Dopo la guerra pubblicò Critica del sindacalismo La riforma agraria (1945), Abolire la miseria (1946) e nel 1948 Critica del capitalismo. Nel corso della sua lunga attività giornalistica collaborò, tra l'altro, con «L'Unità» di Salvemini, «La riforma sociale», il «Corriere della sera», «La Stampa» e «Il Mondo».
Morì a Roma il 9 febbraio 1967.
La gran parte della biblioteca di Ada ed Ernesto Rossi è stata destinata all’Istituto tecnico statale «Vittorio Emanuele II» di Bergamo, dove entrambi avevano insegnato; il settore economico della collezione è stato donato alla Biblioteca Paolo Baffi della Banca d’Italia.

Antonella Trombone

Luca Polese Remaggi, Rossi, Ernesto, in: Dizionario biografico degli italiani, vol. 88, 2017.

L'eredità di Ernesto Rossi: il fondo della Biblioteca Paolo Baffi, a cura di Simonetta Schioppa e Silvia Mastrantonio, Roma, Banca d'Italia, 2018.

Massimo Omiccioli, La "strana" biblioteca di uno "strano" economista: viaggio tra i libri di Ernesto Rossi, Roma, Banca d'Italia, 2018.

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