Storia del Monumento

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STORIA DEL MONUMENTO

A fine guerra non fecero più ritorno ad Alberobello 100 giovani soldati morti sui campi di battaglia, 5 si ritrovarono prigionieri e il loro decesso avvenne durante la prigionia e, ancora 18, morirono  per malattie (dissenteria e tifo), 3 sui campi di Francia.

Il monumento ai caduti fu realizzato dallo scultore Giovanni Laricchia, su un progetto precedente dell’architetto Antonio Curri, approntato per celebrare il 1° Centenario dalla liberazione di Alberobello dal feudalesimo. Lo scultore Laricchia raccolse spontaneamente e senza compenso, l’incarico di realizzare il monumento, in segno di omaggio al grande architetto e per la fraterna amicizia che lo legava al Sindaco Campione; in seno alla seduta comunale del 1921, fu nominato “direttore capo-tecnico e arbitro a giudicare la qualità del materiale e furono fissati i “patti e le condizioni che avrebbero regolato l’appalto”. Nel verbale si legge che: “…il Monumento sarebbe stato eretto in una piazza di Alberobello e su piano di fondazione a spese del Comitato; il materiale occorrente per l’innalzamento sarebbe solo quello delle cave di Trani suddiviso in tanti pezzi, ecc.” (Gabinetto del Prefetto, II versamento, b. 239).

Il 20 aprile del 1922 la ditta “Nitti e Centrone” di Castellana vinse la gara di appalto pubblico per 34.300 lire. Le fonti archivistiche ci tramandano che, in quel giorno, il popolo alberobellese si raccolse in piazza del Popolo, che da quel momento non si chiamò più piazza della Vittoria, e il porta bandiera del Circolo del Popolo, Vinella, fissò con un colpo il luogo esatto dove sarebbero state scavate le fondamenta del monumento. Subito dopo, il 16 luglio 1922, una pergamena scritta dall’avv. Lippolis, fu inclusa nella prima pietra augurale, precisamente sotto lo zoccolo del piedistallo.

La fine dei lavori era stabilita per il 31 agosto 1922 ma a causa di un danneggiamento del blocco della piramide, due pezzi furono sostituiti e ciò provoco un ritardo nella consegna dei materiali, motivo per cui Curri non vide realizzata la sua opera (si spense infatti a Napoli il 16 novembre 1916).

 

Il comitato e la raccolta di fondi

L’iniziativa della realizzazione fu voluta da Pietro Campione, dirigente del “Circolo del Popolo”, che nel 1915 si attivò affinché il suo circolo procedesse alla sottoscrizione ed alla raccolta dei fondi, organizzando anche diverse iniziative e intrattenimenti popolari: lotterie, premi gastronomici, veglie danzanti, recite filodrammatiche, vendita di biglietti per il Carnevale, pesca di beneficenza. Inoltre, furono coinvolti gli emigrati alberobellesi che vivevano in America che inviarono offerte, e persino i soldati al fronte riuscirono ad inviare il loro contributo per il monumento.

Tuttavia in città, cominciarono a verificarsi alcuni contrasti per mano dei “neutralisti locali”, contrari all’iniziativa, che fecero sentire la loro voce anche in Consiglio comunale, per cui la Giunta Provinciale Amministrativa rigettò gli atti di approvazione dell’iniziativa. Nonostante gli attriti tra il Circolo del Popolo e i neutralisti, la raccolta fondi continuò, e dopo l’elezione politica della carica di Sindaco a Pietro Campione, nell’ottobre del 1920, fu nominato un “Comitato cittadino” che immediatamente suggerì di realizzare quanto l’architetto Antonio Curri aveva già progettato per il 1° Centenario della liberazione di Alberobello dal feudalesimo. La proposta fu accolta durante la seduta comunale del 5 dicembre del 1920: “L’obelisco, dalle linee purissime, ben si addiceva alla consacrazione dei nostri gloriosi Caduti, e in tal guisa si onorava insieme con i nomi dei Caduti anche quello degnissimo del Curri” (Martellotta A., pag. 19). Nello stesso giorno fu nominato dal Consiglio comunale, un “Comitato promotore pro-monumento”, con Pietro Campione Presidente, che si riunì più volte per discutere le “specifiche” per l’erezione del Monumento ai caduti e “patti e condizioni” che avrebbero regolato l’appalto.

Il progetto del Curri, dedicato alla celebrazione dei 100 anni dalla liberazione di Alberobello, fu ripreso quindi in esame nel 1915 per essere utilizzato per il Monumento ai Caduti. D’altra parte si trattava di un progettista che godeva ormai da qualche tempo, di una certa fama. A testimonianza del ruolo e della notorietà raggiunta da tale personaggio tra i suoi contemporanei, infatti, basta ricordare quello che di lui scriveva il poeta Gabriele D’Annunzio: "un architetto che più volte ha dimostrato il suo fine senso di arte, la purità dell’antica bellezza" (in "Pagine disperse" raccolte da Alighiero Castelli).

Il progetto originario di Curri non fu realizzato fedelmente, infatti notiamo che vi sono alcune differenze: Curri aveva scelto due diversi materiali per l’esecuzione del manufatto, marmo di Carrara e pietra locale. Il primo per realizzare l’intero blocco del dado, le cornici presenti su quest’ultimo e sullo zoccolo, il plinto e la base attica, materiale prescelto per la compattezza e l’uniformità della grana, caratteristiche ottime sia per la lavorazione sia per la resistenza agli agenti atmosferici. Per l’obelisco vero e proprio e per lo zoccolo inferiore Curri aveva pensato di utilizzare la pietra concia locale, materiale da lui già ampiamente adoperato e particolarmente amato. Nelle sue intenzioni, inoltre, erano previste 8 palme, unite tra loro da un nastro, scolpite alla base dell’obelisco, che avrebbero rappresentato un omaggio ai liberatori, realizzate dalla fonderia artistica “Scanziani” di Milano, al prezzo di 7000 lire. La ditta De Filippis, realizzò, infine, la targa di graniglia che avrebbe tramandato il nome di Piazza del Popolo, non più della Vittoria. Si pensò anche di proteggere l’intero complesso con una ringhiera, ma non quella realizzata dal Curri, bensì su disegno del Direttore dei lavori Laricchia.

Ad opera realizzata, il progetto originario, a detta dell’ingegnere Sylos di Bari, era stato "indegnamente travisato" e si era fatto "scempio di una vera opera d’arte, arbitrario e ingiustificato". Non solo l’altezza complessiva era inferiore rispetto a quella prevista, ma il materiale prescelto, la pietra di Trani, i particolari scultorei e quelli decorativi non rispettavano le scelte del progettista.

La scelta del luogo

Il Monumento sarebbe stato eretto in Piazza del Popolo e su un piano di fondazione realizzato a spese del

Comitato.

L’inaugurazione

Il monumento fu solennemente inaugurato in piazza del Popolo, già piazza della Vittoria, il 27 maggio del 1923 con cerimonia solenne.

Tale data fu scelta per due ragioni: ricorreva in quel giorno il 126° anniversario della liberazione del popolo di Alberobello dalla schiavitù dei Conti di Conversano e anche perché la festa di Santa Lucia avrebbe mitigato le spese di bilancio. Nel verbale della seduta del Consiglio Comunale del 21 maggio del 1923, è riportato il: “Programma dell’inaugurazione del Monumento” (Martellotta A., pag29).

Alla cerimonia parteciparono le più alte cariche politiche religiose tra cui il Vescovo, il Prefetto, il Sindaco di Alberobello, il capo di Gabinetto, il Sindaco di Bari e furono invitati 200 tra aristocratici  e le persone piu in vista  della città, tra cui l’ex combattente e legionario Pietro Reichlin. A riprova del grande successo di pubblico e del successo della cerimonia, fu istituito un treno speciale Bari-Alberobello che nel pomeriggio del 27 maggio garantisse il collegamento con i paesi limitrofi.

L’eccezionalità dell’evento fu riportata anche dal Corriere di Alberobello del 24 giugno 1923, che nel n. 5 ricordava l’inaugurazione con l’estratto “Monumento ai caduti..”

Le polemiche continuarono anche dopo l’inaugurazione: la relazione finale del 1926 dell’ing. Luigi Sylos è testimonianza delle differenze fra il progetto del Curri e la realizzazione dell’opera del Laricchia. Egli condannò il Circolo del Popolo, soprattutto perché nella pergamena racchiusa alla base del monumento si “attribuì il monopolio”, per l’altra ragione: “l’aver affidato ciecamente ad un direttore tecnico il pensiero di un Maestro” (Martellotta A., pag. 90) e per la scelta della pietra di Trani anziché quella locale. Difatti il 1° marzo 1922, il Direttore dei lavori annunciò che tutto il monumento sarebbe stato realizzato in pietra proveniente dalle cave di Puro Trani senza aver mai esplicitato perché avesse scartato la pietra alberobellese (forse l’alabastro agatino di Alberobello, varietà dolomitica molto resistente), sicuramente il Curri aveva scartato la pietra di Trani per motivi tecnici e di resa del materiale nel tempo.

Il monumento è costato in totale euro 83.633 lire (di cui 54380 lire per il monumento e 29252 lire per le opere accessorie, come noto nella “Collaudazione finale” (Martellotta A., pag. 92)

Con il rifacimento della Piazza, nel 1987, il monumento perse l’aiuola e fu ridimensionata la ringhiera.