Amleto Cataldi (fig. 10) nacque a Napoli il 2 novembre 1882 e morì a Roma il 10 settembre 1930. Inizialmente visse la sua vita in modo modesto: la madre si chiamava Giuditta Alessandroni e il padre Angelo, il quale era un povero intagliatore di legno. Padre e figlio cercarono fortuna a Roma: qui si trasferirono e aprirono un piccolo negozio, che Amleto, divenuto orfano con una sorella inferma, continuò a gestire tra le più gravi difficoltà. Intanto, nel giovane Cataldi, cominciava ad emergere una predisposizione particolare per l’arte e la scultura: era solito frequentare mostre e musei e si era iscritto, come Boccioni, De Carolis, Dazzi, alla Libera Scuola di via Ripetta, già storica Accademia di San Luca, oggi sede del Liceo Artistico Ripetta. Qui Cataldi si distinse per merito e iniziò a realizzare alcuni lavori, eseguiti per conto di altri. Successivamente uscì dall'anonimato e vinse il concorso per una delle Vittorie alate sul ponte Vittorio Emanuele a Roma: con queste e molte altre opere realizzate sin da giovane, Amleto iniziò a farsi conoscere dai critici del tempo.

Negli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale, Amleto Cataldi ricevette molti incarichi, per la messa in opera di monumenti pubblici in onore ai soldati caduti al fronte: in provincia di Foggia si segnalano la lapide commemorativa, realizzata nel comune di Bovino e i Monumenti ai Caduti di Foggia e San Severo. Sue opere, aventi lo stesso tema, si ritrovano anche in molte altre città italiane, come San Benedetto del Tronto, Lanciano, Fossacesia, Fontanellato. Un numero consistente di lavori artistici Cataldi li eseguì a Roma: il monumento alla Guardia di Finanza, quello ai Caduti della Sapienza, il fregio frontale per lo stadio sportivo in via Flaminia, una Galatea e la Fontana dell'anfora per villa Borghese, assieme ad alcuni busti per la passeggiata del Pincio, quali Carlo Cattaneo e Anton Giulio Barrili, altri busti realizzati per Palazzo Madama, come i ritratti dei senatori Nigra, Malagodi, Todaro, Quarta, e ancora quelli della Regina Elena e di Mussolini per l'allora Ministero dell'Economia. Due sue statue figuravano tra le decorazioni del transatlantico Conte Biancamano, e suo era stato il disegno per la coppa dei campioni al circuito di Monza.

Amleto Cataldi portò a termine la maggior parte delle commissioni pubbliche; alcune, come il monumento a papa Benedetto XV in S. Pietro e quello al poeta Giuseppe Gioachino Belli in Trastevere, non vennero realizzate, poiché l’artista non riuscì a superare i concorsi.

Cataldi ebbe anche diverse richieste da parte di privati: ritrasse le dame più note dell'aristocrazia e della nuova borghesia con i loro antenati, e poi, ancora, eroi, artisti, professionisti, burocrati; si ricordano i busti della Principessa Giovannelli e della Signora Breschi, del Principe di Civitella Cesi di Pascarelli. Inoltre, decorò numerose tombe di famiglia: per i Crespi a Crespi d'Adda; per i Cando a Budapest; per i Raggio a Genova e in altre parti d’Italia, per molte altre famiglie. In particolare, qui si vuole ricordare il legame di Amleto Cataldi con l’amico Umberto Fraccacreta, intellettuale e politico locale della città di San Severo, in provincia di Foggia, il quale gli commissionò la decorazione della tomba di famiglia, all’interno del cimitero cittadino, dove, nel 1922, Cataldi realizzò anche una Nike in bronzo, poggiante su un cumulo di pietre, eretta a ricordo dei soldati di San Severo, caduti durante il primo conflitto mondiale. 

Raggiunta, ormai, grande fama a livello nazionale ed internazionale, l’artista ricoprì diversi ruoli di prestigio: divenne insegnante di plastica all'Istituto Romano di S. Michele; fu membro di alcune accademie, tra cui l'Albertina di Torino; partecipò alle maggiori esposizioni del suo tempo. Oltre che alle Biennali veneziane tra il 1909 e il 1930, lo scultore esibì i suoi lavori, in mostre personali e collettive, a Roma, Milano, Torino, Monaco, Bruxelles, Londra, Barcellona, Buenos Aires, e infine più volte a Parigi, dove nel 1923 una giuria francese, di cui era membro Rodin, ne aveva premiato l'arte per la sua espressione viva, mai disgiunta da ritmica armonia, come racconta il giornalista e critico d’arte Piero Scarpa nel 1951, il quale si preoccupò di redigere un elenco molto dettagliato, con relativa collocazione, delle sue opere.

Durante le esposizioni, le statue del Cataldi venivano acquistate dai musei: alcune figurano tuttora a Roma, presso la Galleria Nazionale di Arte Moderna, dove è conservata la Portatrice d’acqua; altre erano in mostra permanente presso analoghi musei di Venezia, Palermo, Lussemburgo, Parigi, come riferito da Francesco Sapori, scrittore e critico d’arte, nel 1949. A Parigi Cataldi ottenne prestigiosi risultati: nel 1925 venne premiato all’Esposizione Internazionale d’Arti Decorative e qui L’Arciere venne acquistato ed esposto al Petit – Palais; decorò con quattro statue, le Divinità fluviali, il padiglione italiano dell’Esposizione Internazionale del 1925 e scolpì un Leonardo da Vinci per il giardino delle Tuileries.