Martirio di san Sebastiano

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TECNICA: Olio su tela

DIMENSIONI: cm 405x225

DATA: 1558

RESTAURO: 1970-73 ad opera di Andrea Rothe

 

L’opera fu commissionata il 9 novembre 1557 per la cappella di san Sebastiano nel Duomo di Urbino da Benedetto Bonaventura, in ossequio al lascito testamentario del padre Antonio, per la somma di 100 fiorini. Il contratto fu firmato da Ambrogio Barocci, padre di Federico, allora minorenne e, forse, assente da Urbino per un periodo di formazione; l’opera fu consegnata un anno dopo, nel 1558. L’ipotesi di un apprendistato fuori città spiegherebbe il repentino cambiamento culturale dell’artista, evidente se si confronta il dipinto con la “Santa Cecilia”, conservata nella stessa chiesa e realizzata qualche anno prima.

Il dipinto mostra rimandi alla “Pala Gozzi” di Tiziano, conservata presso la Pinacoteca Podesti di Ancona, nell’albero dalle foglie immobili contro il cielo striato. Riferimenti ad opere di Raffaello sono evidenti nei putti attorno alla Vergine tratti dalla “Madonna di Foligno”, nell’immagine dell’aguzzino che è ripresa dall’“Incendio di Borgo” e, infine, nel gesto di san Sebastiano che ricorda quello di Aristotele nella “Scuola di Atene”.

Quest’opera testimonia che l’artista urbinate, durante la sua formazione, fece propria l’esperienza naturalistica di stampo correggesco, che mantenne durante tutta la sua carriera.

Purtroppo, all’inizio degli anni Ottanta del Novecento, ignoti hanno decurtato la tela nella parte con il ritratto del giovinetto di casa Bonaventura, dipinto in basso a sinistra.

Contrariamente alla consuetudine dell’artista, in questo caso non sono pervenuti disegni preparatori in grande quantità.