VII. Mario Soldati

Giorgio Bassani e Mario Soldati diventano amici nel 1944 a Napoli, dando inizio a un rapporto affettivo e intellettuale di lunga durata, fondamentale per gli esiti delle carriere di entrambi. In Laggiù in fondo al corridoio Bassani ricorda di essere riuscito a portare a termine La passeggiata prima di cena, il racconto decisivo per la maturazione della sua poetica e per il suo stile, proprio grazie a Mario Soldati e al suo consiglio di «piantarla di […] di girovagare per Roma in bicicletta» (G. Bassani, Opere, Milano, Mondadori, 2009, p.936), un modo ironico per invitare l’amico a una maggiore concentrazione e a dar seguito al progetto di scrittura.

Dall’altra parte, anche Soldati, «regista con la macchina da scrivere», chiede il supporto del giovane editore Bassani sia per la revisione (Il padre degli orfani), sia per la pubblicazione dei suoi lavori letterari (La giacca verde esce sul Quaderno I di «Botteghe Oscure»). Ma è con il cinema che le due strade si intrecciano più da vicino. Soldati, ormai regista affermato, alla fine degli anni ’40 offre all’amico la possibilità di scrivere le sceneggiature di alcuni suoi film ed entrare a far parte dell’avventuroso contesto cinematografico italiano degli anni ’50. Questo lavoro permette a Bassani di rafforzare la propria vena narrativa, di esprimersi completamente sulla pagina, uscendo finalmente da sé. Il sodalizio Bassani-Soldati è l’espressione più chiara di un processo fruttuoso di contaminazione fra letteratura e cinema, un’osmosi che segna l’elaborazione delle Cinque Storie Ferraresi e le migliori prove filmiche di Soldati. 

Mario Soldati è presente anche nei libri di Giorgio Bassani: lo scrittore ferrarese, infatti, a lui dedica il primo romanzo, Gli Occhiali d’oro, e in una poesia, Campus (In gran segreto), lo menziona esplicitamente, chiamandolo per nome.