I. «Le lettere romane» di Giorgio Bassani

Quando Bassani e la moglie Valeria Sinigallia arrivano a Roma, nel dicembre del 1943, la città è occupata dai tedeschi; essendo entrambi ebrei, da subito sono costretti alla clandestinità e adottano falsi nominativi: Bruno Ruffo e Carmela de Palma.

Proprio in quei mesi, e in particolare dopo la Liberazione della città (giugno 1944), Roma è il centro più vivace della penisola italiana, non solo dal punto di vista politico, ma anche da quello della stampa e dell’editoria.

Presto Bassani inizia a lavorare come giornalista per l’Ufficio Stampa del Partito d’Azione, al quale era iscritto: i suoi pezzi escono su «L’Italia libera», organo di stampa del partito, e su varie testate locali impegnate nell’attività clandestina antifascista.

Firma infatti diversi articoli e saggi su società e letteratura (Purgatorio dei travet, Scrittori sovietici), mostrando già in questi anni le doti proprie di un intellettuale dinamico, in seguito determinanti per il suo percorso.

Frattanto, nel maggio del 1945 pubblica presso Astrolabio di Mario Meschini Ubaldini il suo primo libro di poesie, in cantiere da prima della guerra, Storie dei poveri amanti e altri versi.

Infine, la Roma del dopoguerra è il luogo dove Bassani si lega agli amici che lo accompagneranno nell’esperienza umana e professionale per tutta la vita. La capitale è anche la città da cui lo scrittore guarderà a Ferrara nel corso degli anni, la città dove, prova dopo prova, conquisterà il suo stile.