Chi era costui?
L'uomo
Alessandro Manzoni nacque il 7 marzo 1785 a Milano, allora sotto il dominio degli austriaci. Giacobino nell’adolescenza, fervente cattolico dal 1810, fu un uomo riservato, dai costumi austeri, con qualche tratto nevrotico, che gli impediva di frequentare luoghi affollati, o di prendere la parola in pubblico. Fatti salvi i rari viaggi, i soggiorni sui laghi lombardi e gli anni trascorsi a Parigi in gioventù, spese l’intera esistenza fra la casa milanese di via Morone (ora trasformata in museo), dove scrisse i suoi capolavori, e la villa suburbana di Brusuglio, dove poteva sfogare la passione per l’agricoltura e la botanica. Sopravvissuto a due mogli e a quasi tutti i suoi figli, morì alla veneranda età di ottantotto anni il 22 maggio 1873, senatore di quel Regno d’Italia la cui nascita aveva caldeggiato sin dalla gioventù.
Lo scrittore
Prima di firmare I Promessi Sposi, il suo unico romanzo, che ebbe un successo straordinario, Manzoni fu autore di poesie d’ispirazione religiosa (gli Inni sacri) e di odi patriottiche e civili: celebre Il cinque maggio, scritta per la morte di Napoleone. L’attitudine a ritrarre gli eroi nel momento della sconfitta si ritrova nelle due tragedie, Il conte di Carmagnola e Adelchi, ambientato nella Lombardia medievale. Tutta l’opera di Manzoni è in fondo tesa a riflettere sulla presenza del dolore e del male nel mondo, come prova la Storia della colonna infame, ricostruzione di un processo del XVII secolo, al tempo della peste che devastò la pianura padana. Nel suo lunghissimo autunno Manzoni abbandonò sostanzialmente tanto la poesia quanto la narrativa, dedicandosi a studi storici, linguistici, filosofici.
Antenati illustri
Manzoni discende da uno dei più grandi intellettuali illuministi milanesi.
Il nonno materno era infatti il marchese Cesare Beccaria, autore del trattato Dei delitti e delle pene (1764), che innescò in Europa la prima seria riflessione sull’opportunità di abolire la pena di morte.
Le case di Manzoni
La casa del Caleotto a Lecco e la villa di Brusuglio
Circondata dalle creste delle montagne che guardano su «quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno», la villa di Lecco – detta «del Caleotto» – era appartenuta alla famiglia Manzoni sin dal 1621, gli stessi anni in cui è ambientato il romanzo. Il giovane Alessandro, messo in Collegio dopo la separazione dei genitori e l’affidamento al padre, vi trascorre l’infanzia (è ancora conservata la sua culla) e le vacanze della giovinezza. La villa viene venduta nel 1818 insieme ai possedimenti della zona di Lecco, coltivati a viti e gelsi.
Nel 1805, alla morte del nobile Carlo Imbonati, convivente della madre Giulia Beccaria, la donna eredita con il suo ingente patrimonio anche la villa di Brusuglio, che diventerà residenza estiva di tutta la famiglia Manzoni.
La casa di via Morone
Con l’acquisto dello stabile su tre piani di via Morone 1, il 2 ottobre 1813, Manzoni ha finalmente una casa di sua proprietà, sufficientemente ampia per accogliere la numerosa famiglia (oltre ai figli avuti dalla giovane moglie, Enrichetta Blondel, vive con lui la madre Giulia), vicina agli amici milanesi e alle Biblioteche, Ambrosiana e Braidense, dove si procura gli amati libri. Nel suo studio, rimasto ancora oggi intatto, che si affaccia sul giardino interno, nasceranno i personaggi dei Promessi Sposi. Dopo la morte prematura di Enrichetta a soli 42 anni e della figlia primogenita, Giulia, dal 1837 la casa viene governata dalla seconda moglie, la vedova Teresa Borri Stampa, che vi si trasferisce con il figlio Stefano. Donata al Comune di Milano, la casa è ora meta di numerose visite da parte di italiani e stranieri e sede del Centro Nazionale di Studi Manzoniani.