10 - Storia della guerra d'Europa

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Nicolò Beregan, in oltre un quarantennio diede alle stampe numerose opere  che spaziano dalle traduzioni latine (la più nota quella delle Opere di Claudiano, uscita postuma nel 1716), ai componimenti poetici e libretti d’opera. L’Historia delle guerre d’Europa pare tuttavia la sua impresa editoriale più ambiziosa, dedicata alle guerre combattute dalla Lega Santa, promossa da Innocenzo XI, contro gli Ottomani fra il 1683 e il 1697, che si sarebbero concluse solo due anni dopo con la pace di Karlowitz. Dell’opera furono date alle stampe solo le prime due parti, mentre rimasero inedite le due successive. Si tratta di due volumi in 4°, pubblicati presso il tipografo Bonifacio Ciera.

76.b.71-Front.Il frontespizio, sobrio ma piuttosto curato, è realizzato solo a inchiostro nero e presenta 15 righe con caratteri tipografici di diversa tipologia e dimensione e una vignetta calcografica (mm 56 x 94) raffigurante il ratto d’Europa. La bella antiporta , incisa da Alessandro Dalla Via su disegno di Antonio Zanchi, come recita l’iscrizione apposta sul margine inferiore sinistro (mm 208 x 164, Antonio Zanchi del / Alessandro Dalla Via sculp), tratteggia un’immagine di Europa ben diversa tanto da quella consueta dell’iconografia barocca, visibile nella vignetta tipografica del frontespizio, quanto dalla disperata immagine femminile vittima della guerra codificata da Rubens nel celebre dipinto oggi a Palazzo Pitti. In questo caso, la protagonista seduta sul toro non è un’innocente e disperata fanciulla ma indossa un’armatura e impugna spada e scudo. Ad essa si rivolge l’allegoria della Discordia, indicandogli il cupo paesaggio retrostante, sotto il cui cielo tempestososi svolgono battaglie navali e si assediano città. L’immagine è accompagnata dalla frase:

“BELLI QUANTUM IAM RESTAT ACERBI” 

frammento di un verso delle Argonautiche di Valerio Flacco. Vi si riconosce una trasposizione figurata dei fatti narrati nell’opera, ossia la minacciosa avanzata ottomana verso Vienna, agevolata dalla divisione degli stati Europei.

In tal senso appare ancora più eloquente l’antiporta che accompagna il secondo volume (non posseduto dalla Biblioteca) dove una figura femminile (sempre l’Europa?) avanza su un carro travolgendo i nemici turchi – stando almeno alla foggia esotica delle vesti – mentre un personaggio maschile in armatura, forse lo stesso Marte, si appresta a colpirla alle spalle. Questa volta l’autore ha scelto di accompagnare la composizione a un passo ben noto:

“SAEVIT TOTO MARS IMPIUS ORBE”

tratto dalle Georgiche di Virgilio. L’ideatore dell’incisione non è indicato e dal punto di vista stilistico non sembra identificabile con lo stesso Zanchi, l’incisore è diverso, in basso a destra si legge infatti il monogramma “G P F” . 

76.b.71-Antiporta

Anche in questo caso si potrebbe individuare un riferimento alle recenti vicende politiche che vedeva gli stati europei contrapposti in due schieramenti nella Guerra di Successione del Palatinato invece di coalizzarsi contro il nemico comune. La composizione disegnata da Zanchi appare meno farraginosa rispetto ad altre ideate dal pittore atestino sempre nell’ultimo decennio del Seicento come La genealogia de dominii di Camillo Contarini e le Instruttioni militari di Doroteo Alamari (1692). Si tratta infatti di una scena piuttosto semplice che, complice l’attualità dell’argomento, sembra giocare più sul registro emotivo che su quello allegorico-didascalico, tipico di immagini destinate a questa funzione. Precedentemente Zanchi aveva già ideato alcune antiporte per opere dello stesso autore, questa volta libretti d’opera: il Genserico pubblicato nel 1669 e forse l’Heraclio (1671) come di recente proposto. In entrambi i casi gli esiti finali appaiono più modesti, complice anche la traduzione calcografica di Antonio Bosio.

Ben diversa è invece l’abilità tecnica di Alessandro Dalla Via, noto soprattutto per essere stato fra gli incisori più utilizzati da Vincenzo Coronelli che, prima di divenire uno degli incisori preferiti di Antonio Balestra, tradusse nell’ultimo decennio del Seicento numerose invenzioni di Zanchi, del quale, fra l’altro incise il ritratto che accompagna la celebre biografia dell’artista pubblicata nella Galleria di Minerva. In quest’occasione Dalla Via offre un saggio di certa abilità che traspone in modo convincente le peculiarità pittoriche delle opere di Zanchi, in particolare i risentiti contrasti chiaroscurali che ben si accordano al carattere drammatico del soggetto.

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