Campania

Alcuni ritrovamenti archeologici hanno permesso di stabilire l’antichità della filatura e della tessitura in Campania. Basti ricordare i rocchetti, i dischetti di pietra e i piccoli fusi rinvenuti a Ischia presso la chiesa di S. Restituta, tutti ascrivibili al IV-III sec. a.C.
La continuità storica delle attività artigianali legate alla lavorazione dei tessuti, ricamo o merletto che siano, è attestata successivamente da Cesare Vecellio che nel libro “Habiti antichi e moderni in tutto il mondo” (1589) descrive il costume tradizionale delle donne campane soffermandosi sui finissimi merletti che rifinivano le lunghe maniche dell’abito i cui bordi erano interamente attorniati da “pizetti”.
In ogni casa vi era un telaio e la lavorazione dei tessuti era fra le attività quotidiane delle donne esattamente come il lavoro della campagna e della casa.
Un importante ruolo rivestirono nella fortuna del merletto gli istituti religiosi. Qui alacri monache esperte di questo genere di lavoro insegnavano alle giovani novizie, in gran parte figlie della buona borghesia, l’arte del ricamo e del merletto affinchè le ragazze potessero dotarsi di pregiati corredi da offrire ai futuri mariti.
Fra le località del territorio campano in cui ancora oggi si pratica questa attività artigianale, si ricorda la cittadina di Montefusco in provincia di Avellino dove alcune sale del Carcere Borbonico ne conservano le più rappresentative testimonianze. Nello spazio denominato “Bottega del Tombolo” è conservata una raccolta di lavori, con i relativi cartoni preparatori, databile al periodo 1918-1924. Essi attestano la predilezione delle donne del luogo per il merletto al “tombolo”.
Con eguale interesse la tradizione dei “pizzilli” al tombolo è rimasta radicata a S. Paolina sempre in provincia di Avellino, dove si esegue ancora oggi la tipica foglia d’uva, una delle forme più complicate al mondo: occorrono infatti per lavorarla ben 238 fuselli (tummarielli).
Molte altre realtà locali si potrebbero citare in nome della storia e della tradizione artigianale del merletto campano. E’ necessario, tuttavia, tenere conto del carattere sporadico con cui le notizie emergono da antichi testi e documenti di vario genere con la conseguente necessità di dedicare ulteriore studio e approfondimento perché attraverso le notizie che progressivamente vengono acquisite sia possibile tracciare un quadro coerente e compiuto di una tradizione che qua e là mostra radici antiche e solide.
Nell’antico castello normanno di Montefusco, dal XIII secolo, ebbe sede un carcere che per secoli fece da cupo scenario alle torture e alla prigionia subite da patrioti, liberali e briganti tanto da meritare la denominazione di “Spielberg” dell’Irpinia.
Nel 1928 esso venne dichiarato monumento nazionale. Qui, nella corsia superiore, alcune sale occupano la sezione demoetnoantropologica di cui fa parte la ricca collezione di manufatti al tombolo accostati alle attrezzature e agli arnesi per le lavorazioni del merletto.