Cassa provinciale di malattia

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La Cassa malati di Trento viene costruita nel 1888 in conformità alla legislazione austriaca, nello specifico della legge n. 33 del 30 marzo; il Trentino è infatti in quegli anni territorio controllato dall’Impero austro-ungarico.

La particolare situazione geopolitica della città di Trento cambia radicalmente con la fine della prima guerra mondiale, in seguito alla stipula del trattato di Saint Germain-en-Laye del 10 settembre 1919 che prevede l’ingresso della regione Trentino-Alto Adige nel Regno d’Italia. In virtù di tali accordi internazionali viene applicata sul territorio trentino la legislazione italiana così, anche le funzioni della Cassa malati, all’epoca denominata Cassa circondariale di malattia, vengono regolamentate dal regio decreto legge del 29 novembre 1925 n. 2146 e in base a tale legge l'ente è preposto a svolgere obbligatoriamente assistenza ad operai ed impiegati in caso di malattia.

La sede collocata nel centro di Trento, all’angolo tra via della Prepositura, piazza Santa Maria Maggiore e via San Giovanni, viene acquistata nel 1923 come documentato dal fondo archivistico del Genio civile di Trento in una relazione[1] firmata dal ragioniere Augusto Castelli, Presidente della Cassa malati. La sede dell’ente assistenziale presenta caratteristiche costruttive diverse in quanto si compone di due corpi di fabbrica: il corpo settentrionale è stato edificato nel 1920 mentre l’altra parte, che funge da completamento, viene probabilmente completata solo nel 1924[2]. Nel complesso la struttura si sviluppava in 890 mq. comprensivi di piccolo cortiletto.

Nel 1933 la Cassa malati viene riconosciuta quale ente morale con esenzioni fiscali prescritte dalla legge italiana n.376 del 30 maggio del 1907, denominata anche testo unico per la cassa per la invalidità e per la vecchiaia degli operai; tale riconoscimento avviene in ottemperanza della legge italiana n.117 del 23 gennaio 1933 che ha stabilito la mutazione della Cassa circondariale di malattia di Trento in Cassa provinciale di malattia. Del 1934 è il documento[3] che decreta il passaggio di proprietà dell’edificio dalla Cassa circondariale di malattia di Trento alla Cassa provinciale di malattia di Trento dove si chiarisce ufficialmente anche il passaggio di proprietà dello stabile all’ente che, cinque anni dopo, diffonde una pubblicazione dedicata alle attività assistenziali svolte nel 1939 chiarendo funzioni e prestazioni erogate:

“[…] 1) Assistenza economica ai lavoratori (impiegati e operai);

2) Assistenza medica (generica e specialistica), farmaceutica, ospedaliera e sussidiaria, ai lavoratori e ai loro familiari, per tutte le malattie anche se non congiunte ad incapacità al lavoro;

3) Assistenza alla maternità, con prestazioni economiche, mediche, ostetriche, e ospedaliere alle lavoratrici e mogli dei lavoratori. […]. Le Casse Provinciali costituiscono unità assistenziali che non si possono facilmente sostituire con beneficio dei lavoratori. Il loro ordinamento consente di dare un indirizzo unitario alle prestazioni, e di far beneficiare delle stesse tutti i lavoratori e rispettivi familiari, anche se appartenenti a categorie povere. Si realizza in esse la solidarietà interprofessionale al di sopra di tutte le istituzioni di categoria, e al di fuori di ogni eventuale egoismo. [...]”[4].

Già nel 1939 la Cassa provinciale di malattia conta su undici uffici periferici che permettono così all’ente di essere presente capillarmente nel territorio, anche con la gestione di una colonia – convalescenziario presso l’amena località di Pralungo, nel comune di Meano di Trento.

Nel corso degli anni crescono le iscrizioni all’ente da parte di lavoratori che necessitano di assicurazione e, con un conteggio effettuato a fine 1939, la Cassa provinciale di malattia dichiara di avere  23.348 lavoratori iscritti, mentre nel 1942 gli stessi raggiungono 29.352 unità. Un’istituzione che come si evince dai dati presentati è in costante crescita permettendo ad un numero sempre maggiore di lavoratori appartenenti a diverse categorie produttive di essere tutelati.

L’attività assistenziale dell’ente viene interrotta il 2 settembre 1943.

Quel giorno, a partire dalle 11.40 del mattino, 91 aerei militari modello B17 appartenenti al Mediterranean Allied Air Force hanno sganciato su Trento circa 218 tonnellate di bombe[5]. L’evento bellico non è né atteso e né immaginato dalla popolazione trentina che non ha percezione di pericoli imminenti . L’attacco coglie di sorpresa anche l’apparato della protezione antiaerea che si è rivelato del tutto inadeguato.

Il bombardamento del 2 settembre 1943 non è stato particolarmente intenso, né prolungato, ma l’area sulla quale si concentrò l’attività bellica degli aerei alleati ha un raggio limitato tra piazza Leonardo da Vinci, via San Giovanni e piazza Santa Maria Maggiore, un tratto di via Roma, via Torre Vanga e via Prepositura. Il vero obiettivo dell’incursione, lo scalo ferroviario della città, registra solo lievi danni mentre il quartiere che sorge nelle vicinanze viene raso al suolo, cancellato.

Quel rione, comunemente chiamato della Pòrtela, è il più vivo della città; si tratta del quartiere popolare dove vivono artigiani, lavandaie dell’Adige, fumisti e falegnami, ed è anche quello nel quale si trova la sede della Cassa malati. Sotto le bombe sganciate quel giorno hanno perso la vita circa duecento civili. Molte persone che hanno cercato rifugio proprio all’interno dell’ente di assistenza sanitaria ma non hanno trovato salvezza. Alcuni sono stati travolti dal crollo della struttura e altri, quelli che si sono rifugiati nelle cantine dell’edificio, sono morti affogati, a causa della rottura delle condutture idriche.

Nel 1973 Silvio Tasin, giovane militare di Trento, racconta:

“Si abitava proprio di fronte al portone della Cassa Malati. Papà e mamma non si sono mossi: sono rimasti in casa così si sono salvati. Invece mia sorella Rita, che aveva diciassette anni e lavorava nella cappelleria di via Oss Mazzurana, proprio di fronte al negozio De Lorenzi, quando è suonato l’allarme, l’hanno mandata a casa e, mentre attraversava Piazza Santa Maria Maggiore, ha incontrato l’altra sorella che si chiamava Lina, che aveva vent’anni ed era uscita di casa per trovare un rifugio. Era assieme ad un’amica e il padre di questa, che era capo caseggiato, le ha spinte, perche si riparassero, nel portone, anzi nell’atrio della cassa malati e sono morte tutte e due. In quei giorni, ero militare a Tivoli, reduce dalla Russia. Quando sono tornato a casa, il 15 settembre, ho trovato il vuoto.

Questo è stato il premio che con gli altri tre fratelli, tutti militari, abbiamo avuto per aver fatto il nostro dovere[6].”

La sede di via della Prepositura rimane dunque attiva dal 1923 fino al 2 settembre 1943. In seguito al bombardamento la Cassa viene provvisoriamente trasferita nei locali della ex caserma Madruzzo di via Brigata Acqui, messa a disposizione dal comune a titolo di locazione[7].

Prima della conclusione del conflitto altre due incursioni aeree si accaniscono contro il rudere della ex Cassa malati che viene nuovamente bombardata il 13 maggio 1944 ed il 4 gennaio 1945. Al termine del conflitto della vecchia sede della Cassa provinciale di malattia rimangono in piedi solo dei frammenti di muratura.

Augusto Castelli, presidente dell’ente incarica Giovanni Lorenzi, ingegnere di fiducia della Cassa malati, di compilare sia un capitolato di stima[8] per lo sgombero dei detriti nel sito della ex sede dell’ente che un computo estimativo[9] per la ricostruzione del vecchio fabbricato. I lavori di ricostruzione dell’edificio vengono quantificati dall’ingegnere Giovanni Lorenzi in più di 57 milioni di Lire. Tale documento segue le numerose richieste inoltrate nei mesi precedenti da Augusto Castelli sia all’ufficio del Genio civile di Trento che al Ministero dei Lavori pubblici[10], per sollecitare in tali organi la possibilità di valutare l’ipotesi di investire i contributi finalizzati alla ricostruzione della sede della Cassa malati, nell’acquisto di un nuovo stabile, pure sinistrato ma più conveniente economicamente e possibilmente sito in una zona maggiormente centrale della città.

Gli ultimi documenti conservati presso il fondo archivistico del Genio civile di Trento risalgono all'aprile del 1948 e trattano della corrispondenza intercorsa tra il vice Presidente della Cassa malati, Bruno Lunelli e l'ingegnere capo dell'ufficio del Genio civile, Carlo Cuniberti e riguardante l'acquisizione di una nuova sede da adibire a Cassa malati. La stessa presidenza dell’ente ha  infatti individuato come ottimale per adibirvi la propria sede il fabbricato denominato Palazzo Verdi in piazza Venezia e in una lettera[11] datata 8 aprile 1948 viene chiesto all'ingegnere Carlo Cuniberti di dare un parere in merito al prezzo proposto dal venditore per l'acquisto dello stabile e quantificato in 47 milioni di Lire. La risposta non si fa attendere e lo stesso 8 aprile 1948 Carlo Cuniberti conferma mezzo lettera[12] ai vertici della Cassa malati che il prezzo per l'acquisto dell’edificio individuato è conveniente.

Palazzo Verdi, edificio storico di Trento costruito nel 1909 su progetto dell'architetto Giuseppe Tomasi[13] diventa così, ufficialmente nel 1954, sede della Cassa Provinciale di Malattia di Trento dove rimarrà fino al 2002, quando l'ente ha nuovamente traslocato, questa volta per dirigersi  verso viale Verona.

La vecchia sede dell’ente di via della Prepositura è negli anni cinquanta ridotta a nudo terreno, in seguito alla distruzione determinata dai bombardamenti più volte citati. La Cassa provinciale di malattia, proprietaria di quel terreno, lo vende in nel 1953 alla famiglia Cainelli[14]: in particolare a Giuliana, Romano e Gianfranco Cainelli figli di Giulio Cainelli, noto farmacista di Trento.

Probabilmente è proprio la famiglia Cainelli a commissionare all’ingegnere Giovanni Lorenzi il progetto dell’edificio che ancora oggi sorge in piazza Santa Maria Maggiore. Si tratta di un edificio dalla struttura fortemente regolare e geometrica nella quale si nota la volontà di armonizzare esteticamente e funzionalmente l’edificio con il vicino fabbricato progettato dall’architetto Ezio Miorelli, originariamente adibito a Scuola Superiore di Previdenza Sociale. I due nuovi edifici così accostati danno vita ad un passaggio che conduce in via San Giovanni.

Grazie ai documenti del fondo archivistico del Genio civile di Trento, conservato presso l’Archivio di Stato di Trento, è possibile ricostruire le vicende che interessano la Cassa malati nel periodo compreso tra l’istituzione dell’Alpenvorland ed il termine del conflitto.

Mediante l’esposizione di materiale d’archivio, nelle sezioni seguenti si approfondiranno le vicende narrate in questa introduzione riguardanti  la storia della Cassa provinciale di malattia di Trento nei periodi oggetto della ricerca.


[1] ASTN, GC184, Cassa malattia di Trento. Danni di guerra Cassa Provinciale di Malattia di Trento, lettera da Augusto Castelli a Ministro per i Lavori Pubblici e altre Superiori Autorità, 30 agosto 1946.

[2] ASTN, GC184, Cassa malattia di Trento. Relazione sui danni bellici danni e valutazione rimborsi economici firmata dall’ingegnere Giovanni Lorenzi, s.d.

[3] ASTN, GC184, Cassa malattia di Trento. Copia atto scambio intercorso tra pretore Conci e presidente della Cassa malati Bonomi, 11 luglio 1934.

[4] Cassa Provinciale di Malattia di Trento, (a cura di), Attività assistenziale svolta nel 1939 con aggiunta di alcuni dati statistici per la Venezia Tridentina relativi al periodo 1923-1939, Trento, Saturnia, 1941.

[5] Leoni, Diego; Marchesoni, Patrizia, (a cura di), Lo sguardo del sapiente glaciale. La ricognizione aerofotografica anglo-americana sul Trentino (1943-1945), Trento, Museo storico in Trento, 1997.

[6] Diego Leoni, Patrizia Marchesoni (a cura di), Lo sguardo del sapiente glaciale. La ricognizione aerofotografica anglo-americana sul Trentino (1943-1945), Trento, Museo storico in Trento, 1997.

[7] ASTN, GC184, Cassa malattia di Trento. Danni di guerra Cassa Provinciale di Malattia di Trento, lettera da Augusto Castelli a Ministro per i Lavori Pubblici e altre Superiori Autorità, 30 agosto 1946.

[8] ASTN, GC184, Cassa Malattia di Trento, lettera da Bruno Lunelli all’ufficio del Genio civile di Trento, 20 marzo 1948.

[9] ASTN, GC184, Cassa Malattia di Trento, Computo estimativo per la ricostruzione del vecchio fabbricato, luglio 1947.

[10] ASTN, GC184, Cassa malattia di Trento, Danni di guerra Cassa Provinciale di Malattia di Trento, lettera da Augusto Castelli a Onorevole Ministro per i Lavori Pubblici e altre Superiori Autorità, 30 agosto 1946.

[11] ASTN, GC184, Cassa Malattia di Trento, Palazzo Verdi (P.za Venezia) e corrispondenza relativa, lettera da Bruno Lunelli a Carlo Cuniberti, 8 aprile 1948.

[12] ASTN, GC184, Cassa Malattia di Trento, Palazzo Verdi (P.za Venezia) e corrispondenza relativa, lettera da Carlo Cuniberti a Bruno Lunelli, 8 aprile 1948.

[13] Sergio Giovanazzi, Trentino come soglia, l’architettura trentina del ‘900 tra nord e sud, vol. I, L'area urbana di Trento, Trento, Luoghi, 1997.

[14] Trento, Catasto, atto notarile GN 57/1954.

Bibliografia essenziale

Benvenuti, Sergio, Storia del Trentino, Trento, Panorama, 1994-1998 (4 voll.).

Cassa Provinciale di Malattia di Trento, (a cura di), Attività assistenziale svolta nel 1939 con aggiunta di alcuni dati statistici per la Venezia Tridentina relativi al periodo 1923-1939, Trento, Saturnia, 1941.

Cassa Provinciale di Malattia di Trento, (a cura di), Attività assistenziale svolta nel 1942, Trento, Tipografia editrice mutilati e invalidi, 1943.

Ferrandi, Mario; Pacher, Gian; Sardi, Luigi, Gli anni delle bombe. Trento-Bolzano 1943-1945, Bolzano, Seta, 1973.

Giovanazzi, Sergio, Trentino come soglia, l’architettura trentina del ‘900 tra nord e sud, vol. I, L'area urbana di Trento, Trento, Luoghi, 1997.

Laboratorio di storia Rovereto (a cura di), Il diradarsi dell'oscurità. Il Trentino, i trentini nella seconda guerra mondiale 1939-1945, Rovereto (TN), Egon, 2010 (3 voll.).

Leoni, Diego; Marchesoni, Patrizia (a cura di), Le ali maligne, le meridiane di morte. Trento 1943-1945. I bombardamenti, Trento, Temi-Museo storico in Trento, 1995.

Marchegiani, Glauco, Holzhauser, Paolo, Inchieste edilizie sulle città italiane: Trento, “Casabella Continuità”, n.225, 1959.

Martignoni, Massimo; Pettenella, Paola (a cura di ), Il Grande Albergo Trento di Giovanni Lorenzi, Milano, Electa, 1996.

Sardi, Luigi, I giorni della Portèla e di San Martino. 1943-1944, Trento, Temi, 2013.