Dibattito sui Piani regolatori
Il regime fascista reagisce alla grave crisi economica mondiale con misure anticicliche molto propagandate, facendo leva particolarmente sui lavori pubblici.
Nel 1930 viene anche fondato l’Istituto Nazionale di Urbanistica che promuove la realizzazione di una nuova legge urbanistica della quale i piani urbanistici delle varie città avrebbero dovuto anticipare i contenuti.
Discussione intorno ai nuovi Piani regolatori
Il dibattito è ampio, si susseguono convegni, pubblicazioni e interrogazioni parlamentari vertenti sullo sviluppo urbanistico delle città italiane e sull'applicazione di nuovi provvedimenti regolativi
Il senatore Giovanni Silvestri il 17 dicembre 1930 in un'interrogazione parlamentare presentata in Senato ribadisce che la legge del 1865 ha bisogno di "ammodernamento", un'opinione sostenuta dal Governo fascista che in tal senso, già dal febbraio 1926, aveva nominato una Commissione per lo studio di una nuova legge sulle espropriazioni.
Nel 1931 la Confederazione generale fascista dell'industria italiana pubblica una relazione "Sui piani regolatori" contenente le indicazioni a cui dovranno riferirsi i nuovi strumenti.
La conferenza del 1932
Anche a Piacenza il dibattito sulla necessità di un nuovo Piano regolatore è molto acceso. Fra i numerosi convegni promossi in questo periodo il più significativo è quello del il 7 giugno 1932 tenutosi presso il teatro dei Filodrammatici, in cui Sandro Cella, ingegnere comunale, presenta un’ampia relazione, poi pubblicata sulla rivista «Il Gotico».
Nella relazione Cella riprende i temi dell’urbanistica, la “scienza nuova” che si è già affermata nei paesi del Nord Europa ma che si sta facendo strada anche in Italia. Essa tende a una razionale pianificazione urbana, alla realizzazione di piani regolatori che tengono insieme lo sviluppo dell'area centrale della città e di quella esterna, programmando le iniziative in relazione alle disponibilità finanziarie.
Nel suo discorso si riconoscono le due anime del pensiero urbanistico fascista rappresentato da Gustavo Giovannoni e Marcello Piacentini. Giovannoni teorizza per i nuovi piani regolatori il “diradamento”, cioè l’alleggerimento del tessuto urbano attraverso la demolizione di edifici “senza valore artistico”, Piacentini invece propone una città nuova, sviluppata di fianco a quella vecchia trasfigurata dai restauri.
L’idea della "museificazione selettiva" sarà il criterio fondante dell’urbanistica del ventennio: “il piccone demolitore vorrà fare giustizia del ‘putridume e del barocchismo imperante nella città vecchia’: la non storia e i non-monumenti possono essere abbattuti”.
La Conferenza del 1932 aprirà la strada al Bando comunale del concorso per il progetto del Piano Regolatore cittadino.
La zonizzazione
Sandro Cella nella Conferenza del 1932 denuncia le carenze della visione piacentina che non ha mai adottato un piano urbanistico organico e unitario. Il nuovo Piano regolatore dovrà prefigurare gli interventi opportuni, seppur dilazionati nel tempo a causa degli oneri finanziari e dovrà prevedere l'espansione lungo un cinquantennio allorquando la popolazione avrà raggiunto un numero superiore ai 100.000 abitanti.
Il problema più stringente è quello della trasformazione della zona compresa entro la cerchia della mura. La Piacenza attuale, come altre città storiche, risulta inadatta a diventare il centro di una “città nuova” e quindi occorre evitare di disperdere troppe energie e capitali per perseguire “costosissime demolizioni”, pure auspicabili per motivi di igiene e di traffico. La necessità di interventi riparatori è evidente soprattutto lungo la dorsale nord-sud costituita da viale Risorgimento, via Cavour e corso Vittorio Emanuele II, direttrice particolarmente congestionata da uno sviluppo massivo di attività commerciali nei pressi della Piazza de' Cavalli.
Lo strumento proposto da Cella per realizzare un controllo sullo sviluppo della città è la “zonizzazione” che permette di distribuire costruzioni e interventi in modo razionale.
Il Comune delibera il Concorso
L'Amministrazione comunale in data 12 ottobre 1932, data di pubblicazione all'albo pretorio, delibera di bandire un concorso pubblico a premi per la realizzazione di un progetto per il nuovo Piano regolatore generale per la città di Piacenza.
Sandro Cella, consultore comunale delegato ai lavori pubblici, è incaricato di predisporre il testo e le specifiche del bando di concorso.
Della commissione giudicatrice fanno parte architetti e ingegneri di chiara fama a testimonianza dell’importanza attribuita all’iniziativa:
Il Podestà, generale Aurelio De Francesco;
Architetto Pietro Portaluppi, membro del Consiglio superiore delle belle arti;
Architetto Paolo Rossi, rappresentante della Federazione nazionale fascista della proprietà edilizia;
Architeto Novello Alpago, rappresentante del Sindacato nazionale fascista architetti;
Ingegnere Angelo Ugo Beretta, rappresentante del Sindacato nazionale fascista ingegneri;
Professor Donato Ottolenghi, direttore istituto d'igiene della Regia Unviversità di Bologna;
Ingegnere Camillo Chiappa, Ingegnere capo dell'Amministrazione provinciale di Piacenza;
Ingegner Alessandro Ferrari, Ingegnere capo del Comune di Piacenza;
Ingegnere Vito Pugliese, Ingegnere capo del Genio civile di Piacenza;
Ingegnere Alessandro Cella, Vice preside della Provincia di Piacenza;
un rappresentante del Comando militare;