Scomunica del 7 Gennaio 1635

Scrive Giannangelo Spagnolio nel 1610 sulla scomunica (De Rebus Rheginis XXII,I): “questa pena presso di noi è gravissima, coloro a cui è stato emanato l’interdetto, sono considerati nel numero degli empi e degli scellerati, da essi tutti si allontanano, evitano il rapporto e la conversazione con essi.. né, ad essi che ne fanno richiesta, viene resa giustizia”. 

I Riveli di negromanzie fatte da diverse femminelle, furono compilati dal parroco di San Giorgio de Gulferio, don Salvatore Campolisi. Il 7 gennaio 1635 il sacerdote aveva fatto pubblicare e affiggere sulla porta della chiesa, la scomunica contro di quelli che hanno fatto magherie alla mia parrocchia. Don Campolisi trascrisse 21 riveli, testimonianze che fece sottoscrivere col signum crucis, escluse 4 firmate per esteso. La documentazione apre uno spaccato di vita sulla Reggio secentesca e sui più segreti maneggi. Gli eventi ruotano intorno a un gruppo di donne che si proponevano come guaritrici e fattucchiere: 7 o 8 “streghe”, tra attive e citate, alle quali si possono collegare almeno altri 10 individui “implicati” più o meno pesantemente. I“clienti” richiedono rimedi contro malattie o magherie e sono da individuare in nobili, facoltosi mercanti, artigiani, popolani per un totale di almeno 15 nomi di famiglie reggine. Fa capolino anche il Male con filtri per abortire o allontanare indesiderabili, tra pozioni e modalità precise si cita un’acqua di morte. Si rinviene abbondanza di formule e ingredienti tradizionali della magia bianca e nera, ricette per 15 diversi tipi di fatture con varianti. Si possono stimare oltre 50 persone coinvolte direttamente (familiari, amici, conoscenti, confidenti esclusi, ma che potrebbero tranquillamente raddoppiare le cifre considerate) e appartenenti a tutte le classi sociali. Un fenomeno sociale non trascurabile che investe una larga fetta di popolazione, considerando che la città (compreso hinterland) in epoca contava circa 20 mila abitanti, mentre la parrocchia di San Giorgio intra moenia raggruppava 80 fuochi, nuclei familiari, intorno ai 350 fedeli.