Le stele antropomorfe

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Il fenomeno delle stele antropomorfe è ampiamente diffuso sul territorio europeo, dall’area caucasica fino alle coste atlantiche, in un arco cronologico che si colloca tra la fine del Neolitico e l’età del Rame fino alle soglie dell’età del Bronzo (IV/III millennio a.C. -  circa 2200 a.C.).

Conosciute anche come statue-stele o statue-menhir, le stele antropomorfe sono lastre monolitiche, lavorate generalmente su due facce, che riproducono in forma sintetica la figura umana. Decorate con raffigurazioni naturalistiche e simboliche, sulla faccia frontale possono recare diversi particolari fisici, quali il volto, le braccia, le gambe, le annotazioni anatomiche del genere, associati talvolta a ornamenti e attributi, come le armi e le insegne del potere; sulla faccia posteriore sono frequentemente rappresentati le scapole, i capelli ed elementi dell’abbigliamento.

Probabile espressione del culto di personaggi divinizzati, nella Preistoria le stele erano collocate in punti nodali dei grandi itinerari che attraversavano l’Europa. Raramente sono state rinvenute in contesti di giacitura primaria, ossia nel luogo e nella posizione che erano stati scelti per loro in origine. Infatti esse furono spesso abbattute e riutilizzate per la costruzione di strutture funerarie, come per esempio i dolmen e le tombe a cista, ma anche di strutture di uso civile, come le cinte murarie e, in Sardegna, le torri nuragiche.