gli spazi del monumento

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La memoria passa anche attraverso il territorio: è per questo che, nell’ambito di uno studio capillare e della genesi del monumento è importante considerare la questione anche in senso urbanistico. Al termine di un conflitto mondiale è doveroso valutare le perdite in senso morale e fisico e le ferite al tessuto urbano della città, ma ben più diffusa e sentita nel dopoguerra è la voglia di ricominciare. Ad una ricostruzione funzionale – che permetta la ripresa della vita cittadina – seguono ondate di nuove costruzioni, molte delle quali celebrative, volte ad imprimere nella memoria di pietra la gloria e il sacrificio di quanti si sono impegnati nella causa bellica.

Espressione di questo sentimento lo sono in maniera più che concreta esempi come il monumento di San Giustino, dove la volontà commemorativa contribuisce alla creazione di nuovi spazi individuati come luoghi appositi. I comitati per l’erezione dei Monumenti, che venivano fondati opportunamente, si occupavano dell’espropriazione di terreni da parte di privati cittadini (che in alcuni casi vendevano le aree di terreno –come a Cannara, Spoleto o Montecastrilli- mentre in altri cedevano a titolo gratuito- il Marchese Bufalini a San Giustino-) o di fare richiesta ai Comuni per ottenere le aree individuate (è il caso di Ripa e Mugnano).

Ampia testimonianza abbiamo anche a proposito di zone che vengono modificate per accogliere il monumento, già previsto come area adeguata nella fase di progetto: a Costacciaro si decise di rinunciare ad una delle due porte medioevali del paese in favore di una piazza, ritenuta più consona ad ospitare il monumento e a Magione si decise di ristrutturare ed adeguare la scala ottocentesca in modo che potesse accogliere il monumento; qualcosa di simile avvenne anche a Città della Pieve dove l’esigenza di posizionamento del monumento finisce per dare luogo a Piazza della Vittoria, scaturita dalla sistemazione dello spazio antistante la Chiesa di San Francesco.

Si dibatteva a lungo a proposito del luogo di fondazione del monumento ed erano molteplici le voci che venivano considerate: nella maggior parte dei casi era il comitato a decidere ma abbiamo anche testimonianza di occasioni in cui è l’autore ad individuare l’area (per Assisi, il Giovannetti si preoccupa che venga scelto un luogo che “possa reggere il confronto e armonizzare col grande muraglione del giardino pubblico”) ed altre nelle quali viene sentita la cittadinanza (a Bevagna e San Giustino viene convocata una pubblica adunanza).

A Spoleto, a seguito di lunghe trattazioni, si decise di fondere il Comitato per la realizzazione del Parco con quello che si occupava del Monumento, così da poter realizzare un vero e proprio Parco della Rimembranza, così come a Torgiano (dove la lunga via che collega piazza Matteotti alla Torre Baglioni, adornata di cipressi con targhe a memoria dei caduti, si apre in un’area dove trova collocazione il monumento) e ad Acquasparta, dove l’idea del giardino, è pensata contestualmente a quella del monumento.

L’area di rispetto circostante non era però sempre coeva al monumento stesso, più di frequente le costruzioni venivano ricollocate in zone ritenute più consone e idonee (si consideri il caso Trevi dove dall’angusta piazza Mazzini si sposta nella più ampia piazza Garibaldi o a San Gemini e Torgiano dove le ricollocazioni avvengono negli anni ’50 per ragioni di traffico urbano) o addirittura utilizzate con fini didascalici per le generazioni a venire (ad Umbertide il monumento viene posizionato nei giardini antistanti una scuola elementare). Singolari sono i casi di Valfabbrica, Selci, Lama e Torchiagina vediamo come addirittura sia la presenza di una lapide a dare la spinta per la predisposizione di piccole piazze dedicate.