BANDI RESTRITTIVI: L'ESEMPIO DI VENEZIA

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Autore: Giuditta Naselli

Il fondo del Tribunale militare di guerra di Venezia, conservato dal 1944 presso l’Archivio di Stato di Bologna, ha il suo merito nel testimoniare, allo scoppio della Grande Guerra, la situazione socioeconomica della città di Venezia, snodo fondamentale di traffico portuale e attività economiche dell’Italia settentrionale.  

Nei mesi successivi all’entrata in guerra dell’Italia (24 maggio 1915), al declino del movimento mercantile si sommano le restrizioni imposte alle attività commerciali, alla libera circolazione marittima e agli obblighi emanati nei confronti della popolazione civile.

Tra i processi rivenuti nel fondo del Tribunale militare di Venezia, le imputazioni maggiormente esaminate fanno riferimento al mancato rispetto degli obblighi di oscuramento per i cittadini sia nelle rispettive case che negli eventuali esercizi commerciali, ai divieti di pesca ed esportazione di merci, alimenti e bestiame fuori dalla Piazza Marittima di Venezia e alle logiche di transito da rispettare per la tutela delle Ferrovie.

Di interesse sono i numerosi casi di mancato rispetto dell’art. 249 del Codice Penale dell’Esercito che prevede il divieto di accendere lumi in casa o negli rispettivi esercizi nelle ore serali, obbligando i contravventori a pagare cospicue somme in denaro per aver acceso il lume per esigenze familiari, come la custodia dei figli o l’assistenza ai parenti malati. Come il caso di Luigi Pompato, contadino nato, nel 1880, a Favaro Veneto (VE), costretto a pagare una multa di 20 lire per aver lasciato il lume acceso la sera in cui la moglie partorisce in casa o come Tosi Carlo, un ortolano di 64 anni, nato a Murano, obbligato a pagare 80 lire perché la figlia è costretta ad accendere la luce per curare la nipote malata.

Se, nei primi mesi della guerra, i casi di contravvenzione per mancato oscuramento sono disparati ma non numerosi e arrivano a somme di denaro pari a 125 £, imputate perlopiù a persone di ceto alto o possidenti, nei mesi successivi al bando del 25 settembre del 1915 i casi si moltiplicano notevolmente e le multe si fanno sempre più salate, colpendo l’ampio ventaglio della popolazione con multe che arrivano fino a 250 £.

Innumerevoli i bandi emanati, nel primo anno di guerra, a danno della popolazione civile, e con condanne che vanno oltre il pagamento di una multa, giungendo fino alla reclusione in carcere, come il caso di Isidoro Grosso, un oste nato il 13 aprile del 1856 a Quinto (TV), condannato a due mesi per non aver rispettato il bando del 25 maggio del 1915 che prevede l’obbligo di un adeguato lasciapassare per l’esportazione di derrate nella Piazza Marittima di Venezia o come il caso di Carlo Collino, nato nel 1897 a Camino di Forgaria (UD), di mestiere muratore, che non rispetta il bando del 20 maggio 1915, in merito alla protezione delle Ferrovie e che è condannato a due mesi di carcere per aver attraversato un ponte, unica via percorribile per tornare a casa.

DIDASCALIE

1C_1_Fronte fascicolo, in ASBO, Tribunale militare di guerra di Venezia, Processi 1915, busta n. 764, fasc. n. 213

1C_2_Verbale di contravvenzione, in ASBO, Tribunale militare di guerra di Venezia, Processi 1915, busta n. 764, fasc. n. 213

1C_3_Mandato di comparizione, in ASBO, Tribunale militare di guerra di Venezia, Processi 1915, busta n. 764, fasc. n. 223

1C_4_Atto di notificazione, in ASBO, Tribunale militare di guerra di Venezia, Processi 1915, busta n. 764, fasc. n. 223

1C_5_Documento manoscritto del Pubblico Ministero, in ASBO, Tribunale militare di guerra diVenezia, Processi 1915, busta n. 767, fasc. n. 299

1C_6_Certificato di buona condotta, in ASBO, Tribunale militare di guerra di Venezia, Processi 1915, busta n. 767, fasc. n. 346

1C_7_Certificato penale, in ASBO, Tribunale militare di guerra di Venezia, Processi 1915, busta n. 767, fasc. n. 346

Copyright immagini e documenti: Archivio di Stato di Bologna