La famiglia Stiglitz a Monteponi
print this pageNel primo periodo di vita della miniera di Monteponi, numerosi tecnici ed ingegneri tedeschi giunsero dal Nord Europa e, grazie alle loro conoscenze tecnico-scientifiche, ebbero un ruolo di primo piano nell'attività mineraria sarda.
In particolare, spicca tra tutti il caso della famiglia Stiglitz la cui storia è oggi ricostruibile grazie alle inedite testimonianze di un archivio privato che solo recentemente è stato messo a disposizione degli studiosi. Data l'eccezionalità di questo patrimonio documentario si è scelto di farne un caso emblematico della storia di Monteponi che ci permette di delineare, attraverso le vicende personali della famiglia, nuovi aspetti relativi alla vita della miniera.
Gli Stiglitz (originariamente Stieglitz), provenienti da Monaco di Baviera, furono attivi a Monteponi nella seconda metà dell' Ottocento con le figure di Franz e dei suoi due figli Giulio e Teodoro.
Non si sa esattamente in che anno la famiglia Stiglitz giunse in Italia ma certamente prima del 1866, poichè esistono attestazioni relative agli studi di Giulio, in quell'anno presso le "Scuole Ginnasiali ed Elementari Approvate" di Torino.
Franz Stiglitz, nato ad Augusta nel 1831, era sposato con Teresa Bineker dalla quale ebbe cinque figli, ma solo due di loro, Giulio e Teodoro, seguirono il padre in Sardegna, nella sua attività di ingegnere presso la miniera di Monteponi e vi operarono insieme per alcuni decenni.
Franz nel suo prestigioso ruolo di ingegnere aggiunto firmò importanti progetti come, nel 1869, il disegno della "Facciata verso Mezzogiorno" del Pozzo Vittorio Emanuele e, probabilmente, fu autore anche dei disegni tecnici per il fabbricato del Cabestan. Il termine deriva dal francese e indicava verosimilmente la macchina di estrazione costituita da un argano che assicurava il movimento delle gabbie per il trasporto di uomini e minerali.
L'attività di Franz, molto probabilmente, comportò spesso continui spostamenti in tutta Europa, tra i più importanti siti minerari attivi nella seconda metà dell'Ottocento, abbandonò infatti, Iglesias e morì in una data imprecisata a Tatabanya, città mineraria dell'Ungheria.
Il giovane Giulio non seguì le sorti del padre e dopo un lungo periodo di attività presso la miniera, concluse la sua vita ad Iglesias. Giulio aveva il ruolo di Caporal Maggiore presso la miniera di San Giorgio, mentre suo fratello, Teodoro, in veste di contabile, sottoscrisse molti documenti di carattere amministrativo. Il fatto che nei documenti ufficiali i membri della famiglia Stiglitz compaiano spesso citati col solo nome di battesimo, dimostra che essi erano considerati collaboratori di rilievo e che erano conosciuti anche dal direttore della Società. Questo, infatti, nella sua corrispondenza con Torino, si riferisce, spesso preoccupato, alle cagionevoli condizioni di salute di Giulio e alle febbri malariche che lo colpivano.
Nonostante ciò , Giulio si integrò profondamente nella vita della società cittadina iglesiente, tanto da sposare la figlia di Francesco Sanna Nobilioni, anche lui segretario presso la miniera di Monteponi e fondatore della Società Operaia di Mutuo Soccorso della città. Dal matrimonio tra Giulio e Gemma Borello nacquero tre figli ma uno di questi, Guido, morì prematuramente nel 1883, a meno di due anni, come testimonia il monumento funebre che i genitori gli fecero erigere nel cimitero di Iglesias. Giulio operava presso la miniera di San Giorgio, dove alloggiava in quella che, nei documenti, compare come "la stanza del signor Stiglitz". Nelle carte il suo alloggio appare arredato con una branda in ferro, due sedie guaste, tre armadi, un portacatino in ferro, una brocca in zinco, una lampada a petrolio e sei coperte da minatore.
Giulio, che aveva sofferto a lungo di malaria, morì nel 1886, piuttosto giovane. Alla sua morte, in ricordo del lungo ed efficiente servizio prestato, l'Amministrazione gli fece dono di un bel monumento funebre.
Diversamente dal fratello, i rapporti con Teodoro furono contrastati ed egli non concluse la sua vita ad Iglesias, infatti, dalla fine dell'Ottocento, la documentazione d'archivio non restituisce più tracce della sua attiività professionale, che dovette proseguire altrove.
Grazie alla discendenza di Giulio, la permanenza della famiglia Stiglitz ad Iglesias si protrasse almeno fino al primo quarto del Ventesimo secolo e tutt'ora i suoi discendenti risiedono nell'isola.