Il riposo durante la fuga in Egitto

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TECNICA: Olio e tempera su tela

DIMENSIONI: cm 190x125

DATA: 1570-1573

Piobbico, Chiesa Santo Stefano

RESTAURO:

  • 1950: operazioni di foderatura  e campitura delle zone lacunose.
  • 1975: ulteriore, accurato intervento ad opera di Ottorino Nonfarmale.

 

L’opera, detta anche “Madonna delle ciliegie” è un omaggio alla “Madonna della scodella” di Correggio. Giovan Pietro Bellori (1672) ricorda che: “per lo duca Guidobaldo padre di Francesco Maria colorì un quadretto da camera con la Vergine, che si riposa dal viaggio d’Egitto: siede e con la tazza prende l’acqua da un rivo che sorge, mentre san Giuseppe abbassa un ramo di pomi, porgendone a Giesù Bambino, che ride, e li stende la mano. Questo fu mandato in dono alla duchessa di Ferrara; perché l’inventione piacque, ne replicò alcuna altra, et una ne dipinse a guazzo grande al naturale, che dal conte Antonio Brancaleoni fu mandata alla Pieve del Piobbico suo castello”. Grazie all’attenta analisi di Harald Olsen, è stato ricostruito che esistono tre versioni di questo dipinto del Barocci, di cui solo due note: il prototipo originario è quello descritto dal Bellori, donato ad Isabella d’Este presumibilmente in occasione del matrimonio con Francesco Maria II (3 gennaio 1571); l’opera passò poi al cardinale Aldobrandini (risulta in un inventario del 1626), successivamente fu venduta in Inghilterra (nel 1824 era nella collezione Day), ma oggi risulta disperso. Esiste invece la versione conservata presso la Pinacoteca Vaticana, censita dal Morelli nel 1683 all’interno della sacrestia della Chiesa del Gesù di Perugia, dalla quale, in seguito alla soppressione dell’ordine dei Gesuiti, passò nel palazzo del Quirinale e, infine, nella Pinacoteca Vaticana. L’opera in oggetto è la tela che il Bellori ricorda eseguita per il conte Antonio Brancaleoni: il dipinto fu posto inizialmente nella pieve, distrutta purtroppo a causa di un terremoto nel 1781 e successivamente trasferito a Santo Stefano a Piobbico. L’opera fu restaurata nel 1950, con operazioni di foderatura e campitura delle zone lacunose e fu sottoposta ad un ulteriore e più accurato intervento nel 1975.

Il Barocci eseguì il dipinto in parte a tempera e in parte ad olio e, in questa versione di Piobbico, raggiunse probabilmente gli esiti più alti di delicatezza, eleganza ed intimismo, con la consueta raffinatezza esecutiva e l’inconfondibile grazia stilistica. L’opera ebbe immediata fortuna, tanto che fu riprodotta nell’incisione di Cornelis Cort (1575), oggi conservata al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. Alcuni disegni testimoniano lo studio del Barocci per dettagli quali l’asinello, la mano di san Giuseppe che porge il ramoscello al Figlio e la figura di Maria. Si noti, infine, nel dipinto la modernizzazione degli abiti e delle fisionomie stesse dei protagonisti.