Beata Michelina (bozzetto)

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TECNICA: Olio su tela

DIMENSIONI: cm 130x97

DATA: 1606 circa

 

Il dipinto in esame appartiene al periodo della maturità dell’artista e fungeva da bozzetto per lo studio del colore dell’opera definitiva conservata a Roma presso la Pinacoteca Vaticana. Questo studio preparatorio fu realizzato intorno al 1606 su commissione del signor Alessandro Barigani, per la chiesa di San Francesco a Pesaro. Probabilmente grazie alla mediazione dei frati Minori Conventuali o dello stesso Duca, la cifra pattuita di 150 scudi fu molto modesta, nonostante la grande fama ormai raggiunta dall’artista urbinate. La tela fu collocata nell’omonima cappella della chiesa di San Francesco, dove rimase fino al 1797, quando fu portata in Francia in seguito alle spoliazioni napoleoniche; grazie all’intervento di Antonio Canova l’opera rientrò in Italia nel 1819 e fu collocata nella Pinacoteca Vaticana.

Il Barocci, durante tutta la sua attività artistica, mantenne un fortissimo legame con l’ordine francescano, ben testimoniato anche da quest’opera, in cui viene rappresentata la beata Michelina Metelli, una nobile pesarese vissuta nel XIV secolo che, dopo esser rimasta vedova di un Malatesta, diventò terziaria francescana e dedicò tutta la sua vita ai poveri e ai malati. Secondo la tradizione, giunta in pellegrinaggio in Terra Santa, Michelina salì al Calvario, dove visse un momento di profonda estasi in seguito all’apparizione del Salvatore.

Data la scarsa presenza di disegni, questo bozzetto e il foglio con il dettaglio della testa della beata conservato in una collezione privata negli Stati Uniti costituiscono un importante documento delle fasi di progettazione dell’opera. Si segnala, presso il Gabinetto Disegni e Stampe di Firenze, un’opera grafica in cui l’artista realizza uno schizzo del volto della beata accanto ad uno studio di architettura, che farebbe ipotizzare una primitiva idea di ambientare la scena all’interno di un edificio, forse casa Malatesta a Pesaro. Per la costruzione della figura di Michelina  Barocci trae spunto dal san Francesco del “Perdono di Assisi” e dal san Domenico della “Madonna del Rosario”, raggiungendo l’apice della visionarietà, pur senza inserire l’oggetto della visione. L’artista raffigura la beata Michelina proprio durante l’estasi, ambientando la scena ad Urbino; si notino, infatti, nello sfondo, la facciata occidentale di Palazzo Ducale e il quartiere di Valbona con i camini fumanti. In particolare, osservando il palazzo, si può individuare una luce accesa, forse quella della camera di preghiera dell’appartamento della Duchessa. Questo dettaglio indicherebbe la presenza  dei duchi a Palazzo o una speranza del loro ritorno, dato che, nel 1523, la sede della capitale del Ducato era stata spostata a Pesaro. Per quanto riguarda l’assetto luministico, Barocci enfatizza la rappresentazione dell’estasi attraverso l’uso di vibrazioni cromatiche che vanno dal grigio al tabacco, fino al bianco candido.