Cristo crocifisso e i dolenti

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TECNICA: Olio su tela

DIMENSIONI: cm 360x254

DATA: 1599-1604

 

La grande pala d’altare fu commissionata al Barocci il 5 gennaio 1597 e consegnata alla Compagnia urbinate della Buona Morte solo nel 1604.

L’artista si occupò anche del disegno della cornice, poi realizzata da Francesco Ambrosi e Valerio Armellino.

L’opera fu requisita da Napoleone Bonaparte  nel 1797 e rientrò in patria solo nel 1817.

Secondo il parere della gran parte della critica la tela rivela una massiccia presenza della bottega, nonostante siano tutti concordi nel riconoscere la mano del maestro nella parte superiore. Lo stesso Giovan Pietro Bellori affermò che "le figure di sotto sono di Alessandro Vitali, suo allievo". Il Lazzari, autore di una Guida di Urbino nel 1801, forse per giustificare l’importante contributo di bottega, racconterà una vicenda alquanto inverosimile, ovvero che un fulmine colpì l’opera danneggiandola nella parte inferiore, tanto da commissionare una copia ad Alessandro Vitali (Urbino 1580 - 1630) stretto collaboratore del maestro urbinate.

Barocci durante la sua attività pittorica ripropose varie volte il tema della Crocifissione, basti pensare alla tela esposta nella Galleria Nazionale delle Marche e realizzata circa trenta anni prima o a quella per la cattedrale di Genova, fino alla “Crocifissione spirante” voluta da Francesco Maria II ed oggi esposta al Museo del Prado di Madrid.

L’opera mostra numerose analogie con altri dipinti: si notino le figure di san Giovanni e della Vergine addolorata, le stesse utilizzate nella Crocifissione di Genova, ma inserite qui in controparte. La stessa figura di spalle rappresentante Maria Maddalena orante è tratta dalla "Sepoltura di Cristo" di Senigallia e i colori delle preziose vesti probabilmente dal “Noli Me Tangere” degli Uffizi.

Per quanto riguarda la parte superiore del dipinto, attribuita al Barocci, la figura del Cristo Crocifisso è stata realizzata frontale rispetto allo spettatore, in modo tale da enfatizzare il vortice luminoso del coro angelico alle sue spalle, che sconvolge i dolenti della parte inferiore del dipinto.

Si osservi, infine, la scenografia paesaggistica, che, contrariamente alle altre crocifissioni autografe, mostra in questo caso un velato accenno alle vedute del Montefeltro.