Dopo i Medici

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Agli inizi del Settecento il Granducato di Toscana diviene una pedina nelle grandi dispute territoriali tra le potenze europee e le trattative si concludono quando viene stabilito che sarà Francesco Stefano di Lorena, promesso sposo di Maria Teresa d’Austria, a succedere a Giangastone, ultimo dei Medici, ormai malato e privo di eredi.

Alla sua morte, avvenuta nel 1737, spetta alla sorella, Anna Maria Luisa l’Elettrice Palatina, la decisione su cosa avverrà dell’ immenso patrimonio artistico della famiglia dei Medici, un patrimonio, prodotto in oltre tre secoli, che conta al suo interno meraviglie di ogni tipo, dal più piccolo oggetto d’arte alla più grandiosa architettura.

Il 31 ottobre 1737 Anna Maria Luisa fa la sua scelta e stipula con i Lorena, il cosiddetto "Patto di Famiglia", un vero e proprio contratto che stabilisce che la nuova dinastia regnante non può  « [...] levare fuori della Capitale e dello Stato del Granducato [...] Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose [...] della successione del Serenissimo GranDuca, affinché esse rimanessero per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri.». Grazie ad Anna Maria Luisa Firenze non ha subito la sorte di altre città ricche di capolavori, come Mantova o Parma, che furono svuotate dei tesori artistici all’ estinzione delle loro case regnanti.

Con l’Unità d’Italia e Firenze capitale, alcune delle ville, all’epoca ancora  vere e proprie regge,  sono scelte come residenze dai reali di casa Savoia; in particolare, la Villa della Petraia e la Villa di Poggio a Caiano vengono riallestite da Vittorio Emanuele II, amante della vita di campagna e della caccia, per potervi soggiornare con la Contessa di Mirafiori, la bella Rosina, ed è così che ancora oggi le possiamo ammirare.