Il fondo archivistico

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Il Fondo Tavolette di Biccherna custodito presso l’Archivio di Stato di Siena comprende tutte le opere che, a seguito di diverse vicende conservative, sono pervenute all’Archivio.

La consistenza è di 1182 registri e buste, con materiali la cui datazione è compresa tra il 1226 e il 1786 e documenti fino al 1818.

Una parte dell’intera produzione delle Biccherne è conservata in musei stranieri o custodita in collezioni private.

Le 107 tavolette che costituiscono la collezione qui analizzata sono state protagoniste di un progetto di digitalizzazione che ha reso gli oggetti digitali disponibili sul Sistema Archivistico Nazionale (Tavolette di Biccherna – SAN).

Ma come si è arrivati alla costituzione del fondo archivistico riguardante le Tavolette?

In quel di Siena ci fu un lungo periodo in cui il piacere per il bello, si diffuse in ogni aspetto della società, finendo per impreziosire alcune espressioni dell’attività amministrativa e contabile. In modo particolare, furono i registri dell’Ufficio della Biccherna ad essere dotati di copertine, costituite da tavolette di legno dipinte: le Biccherne. Il termine Biccherna ha un origine nobile, esso deriva da una contrazione del nome del palazzo Blacherne di Costantinopoli, luogo in cui era custodito il tesoro imperiale.

Palazzo Piccolomini  Archivio di Stato Siena, Palazzo Piccolomini. Pietro Paolo Porrina, 1469.

Il termine fu in un primo momento usato nella città senese con analogo significato, successivamente, una volta modificato in biccherna, venne utilizzato per identificare anche il principale Ufficio finanziario della città.

Dal XIII secolo, la Biccherna si trovò istituita in magistratura unitaria, inglobando anche diversi organi che, in precedenza, avevano vissuto autonomamente. L'Ufficio venne collocato inizialmente presso la Chiesa di San Pellegrino per essere trasferito, alla fine del Duecento, al piano terra del nuovo Palazzo comunale.

In occasione della riforma amministrativa del Granducato di Toscana, nel 1786, l’Ufficio della Biccherna fu soppresso.

Tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo, le Biccherne corsero diversi rischi. Mancando una loro buona gestione, esse rischiarono di cadere vittime della bramosia delle nobili famiglie senesi, alcune di queste tavolette infatti, riportano lo stemma di alcune famiglie. Un altro fattore di rischio per le tavolette, fu il crescente interesse da parte del mercato antiquario, un rischio di questo tipo avrebbe potuto portare allo smembramento definitivo della raccolta.

Qualche anno dopo, nel 1816, una parte delle Biccherne fu trasferito presso l’Accademia delle belle Arti, oggi sede della Pinacoteca Nazionale di Siena, altre rimasero conservate nel Palazzo comunale, appese o ancora unite ai registri.

Solo nel 1867, con l'istituzione dell'Archivio di Stato di Siena, sorse il nucleo originale del Museo delle Biccherne, così come si conosce oggi. Negli anni successivi, attraverso alcuni acquisti dello Stato italiano e donazioni da parte di privati, il fondo delle Biccherne si arricchì fino a raggiungere la consistenza delle 107 tavolette attuali.

Museo delle Biccherne Archivio di Stato di Siena, Palazzo Piccolomini, particolare interno - Museo delle Biccherne.



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