Doss Trento

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Il Doss Trento, noto anche come monte Verruca, si trova sulla destra idrografica dell’Adige, nei pressi della città, al di là del ponte di san Lorenzo. Raggiunge i 309 metri di altitudine. Alle sue pendici, sorge il borgo di Piedicastello.

Nell’Ottocento l’autorità austriaca dispone la definitiva compera del monte (1849) quando i militari hanno già provveduto a una occupazione parziale nell’autunno del 1848. Il Doss Trento, secondo Francesco Menestrina: “ormai a nessuno di noi accessibile, ci incombe misterioso, perennemente custodito da sentinelle tedesche o boeme”.

Durante la Grande guerra il Trentino conosce i propri martiri: Damiano Chiesa, Fabio Filzi e Cesare Battisti. L’esecuzione di Battisti risale al 16 luglio 1916. Il 27 luglio, è emanato il decreto legge luogotenenziale 27 luglio 1961, n. 1033, convertito in legge nella seduta del 10 marzo 1917, per cui il governo italiano si impegnava a presentare al Parlamento un disegno di legge per l’erezione di un monumento nazionale a Cesare Battisti a Trento. Intanto, si dispone la raccolta e la stampa degli scritti.

Successivamente all’annessione del Trentino al Regno, l’amministrazione statale italiana subentra a quella austriaca. Nel dicembre 1921 il ministero delle Finanze presenta il disegno di legge, poi approvato, che prevede la “cessione gratuita al comune di Trento dello storico colle denominato Doss di Trento”. La notizia è comunicata alla popolazione, a Natale, tramite avvisi infissi, sormontati dall’aquila di Venceslao, a firma del sindaco Vittorio Zippel.

Nel 1919, invece, comincia l’iter legislativo della legge 2 aprile 1922, n. 468, concernente l’erezione dei monumenti a Cesare Battisti a Trento e a Nazario Sauro a Capodistria.

La commissione per i monumenti è presieduta da Paolo Boselli. Presenziano, tra gli altri, Corrado Ricci, Vittorio Zippel, Ettore Tolomei, il maresciallo Armando Vittorio Diaz, l’ammiraglio Paolo Emilio Thaon di Revel, il generale Vittorio Italico Zuppelli. Nel 1925 la Commissione elegge il Doss Trento, già indicato da Ugo Ojetti (1920), quale sede del mausoleo. Le adunanze del 16 gennaio e 21 marzo 1933, presiedute da Emilio Thaon di Revel, successore di Boselli, e che vedono quali nuovi consiglieri Achille Starace, Giuseppe Cristofolini della Legione trentina e il generale Pecori Giraldi, determinano l’approvazione del progetto. L’anno seguente questo entra nella fase esecutiva. L’architetto è Ettore Fagiuoli. I lavori sono assunti, a forfait, per l’importo netto di lire 1.300.000, dall’impresa di cui questi è titolare. L’opera è ultimata il 24 dicembre 1934 quindi inaugurata il 26 maggio 1935. Benito Mussolini è assente. Al mito di Battisti, dall’irredentismo al martirio, coltivato dal nazionalismo si avvicendano due prospettive divergenti. Da una parte, il tentativo di fascistizzazione – riuscito parzialmente – della figura di Battisti. Dall’altra, lo sforzo di preservarne l’autonomia perorato della famiglia.

Il monumento è costituito da un colonnato circolare, che regge la trabeazione, posto sopra uno stilobato alto 2 metri. Nel mezzo, un’ara. La superficie interna della trabeazione riporta: “A Cesare Battisti che preparò a Trento l’unione alla Patria ed i nuovi destini”. L’ipogeo, scavato nel basamento, conserva le spoglie e un busto marmoreo di Battisti, opera di Eraldo Fozzer, poco amato dalla vedova Ernesta Bittanti Battisti. Il mausoleo è concepito, da Ettore Fagiuoli, “come rudero di antico tempio”. Fagiuoli intende sviluppare le tensioni prodotte dal rapporto tra spazi chiusi – cioè la camera mortuaria – e spazi aperti – il colonnato privo di copertura. Un “rudero di antico tempio” provoca un certo straniamento. Qui, il mausoleo-rudero, visto da Trento, funge da fondale teatrale – l’illuminazione notturna rischiara le colonne su sfondo nero – ossia è, per Fagiuoli, “scenografia”. La salita verso il tempio, per ripe dure, induce il pellegrino (laico) allo scavo nelle proprie memorie, nella storia patria. Lo scavo sottende un ritrovamento. Ciò che emerge – perché rimosso – è la Grande guerra. I suoi morti per la Patria nonché il tragitto (storico) da Trento irredenta a Trento redenta. Ossia, il panorama che si scorge dalla sommità del dosso. Le spoglie di Battisti – testimone di tale storia e meta del pellegrino – necessitano una collocazione riparata. Lo spazio chiuso rappresenta l’intima partecipazione, d’ogni visitatore, alla vicenda umana di Battisti e dei caduti nonché alla storia d’Italia. Altresì, garantisce il raccoglimento. Nondimeno, le parole di Ernesta Bittanti Battisti che intendevano suggerire la pienezza della partecipazione alla mistica battistiana da parte dei fautori del progetto, suonano oggi come palinodia: “Un monumento vuoto lassù è una fiaccola senza luce, e quegli, a cui fosse eretto, ne parrebbe quasi esiliato”.

Nel 1938, Mussolini approva, personalmente, la costruzione di un museo nazionale degli alpini sul Doss Trento. Gli architetti Mario Cereghini, Giancarlo Maroni, Giovanni Muzio e Adalberto Libera presentano il progetto di un’Acropoli alpina, ispirato a un castrum romano. Nel 1941, tramite l. 5 dicembre, n. 1497, si istituisce la Fondazione acropoli alpina avente per scopo la manutenzione e custodia del complesso. I bombardamenti del 1943 comportano la sospensione dei lavori mentre colpiscono anche la sede della fondazione presso il Palazzo dell’ispettorato truppe a Trento. Il presidente Gabriele Nasci sfugge alla cattura, il segretario Giovanni Delaiti è imprigionato, il distaccamento lavoratori della Verruca è sciolto. Delaiti è rilasciato nel gennaio 1944 quindi ottiene, dalle autorità tedesche, la facoltà di reperire la documentazione superstite della fondazione. Durante la seconda guerra mondiale le incursioni aeree alleate colpiscono la polveriera e le due posizioni contraeree situate sul dosso. L’Acropoli non vede la luce. L’unica realizzazione consiste nella strada degli alpini ovvero l’odierna via d’accesso al Doss Trento.

Nel 1945 il Governo militare alleato approva e finanzia i lavori di riparazione alla polveriera nonché lo spianamento e chiusura delle buche causate dalle bombe. Questi, sono affidati all’impresa di Luciano Fozzer per un costo finale pari a lire 182.602. Il 9 agosto 1945 sono stanziate lire 200.000 quindi si autorizza l’esecuzione dei lavori di riparazione del monumento a Cesare Battisti. Nuovamente commissionati all’impresa Luciano Fozzer consistono in: riempimento buche, rimozione lastricato e sostituzione, fornitura e posta della lastra in marmo per la finestra laterale della cripta, fornitura e posa vetri. Il costo finale ammonta a lire 198.753. Diversamente, i lavori da muratore sono presi in carico dall’impresa di Arturo Mazzolai (Trento).

Nel secondo dopoguerra, una volta abbandonata l’idea dell’acropoli il comune di Trento dona la casermetta austriaca edificata sul Doss Trento alla Fondazione acropoli alpina. Qui, nel marzo 1958, si inaugura il Museo nazionale delle truppe alpine su progetto dell’architetto Giuseppe Serafini di Milano.

Bibliografia essenziale

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Marchesoni, Patrizia; Martignoni, Massimo (a cura di), Monumenti della Grande guerra: progetti e realizzazioni in Trentino 1916-1935, Trento, Museo Storico in Trento, 1998.

Menestrina, Francesco, Dos Trento, strenna dell’Alto Adige, Trento, Scotoni e Vitti, 1905.

Mosna, Ezio, Storia delle truppe alpine d’Italia. L’Acropoli alpina e il Museo storico nazionale degli Alpini sulla Verruca di Trento, Trento, TEMI, 1960.

Ojetti, Ugo, Pel monumento a Battisti in Trento, “Dedalo”, a. 1, n. 1, 1920.

Pranzelores, Antonio L’altare di Cesare Battisti. Dostrento (La Verruca) nella storia, nella leggenda, nella popolaresca, Trento, Saturnia, 1935.

Quercioli, Alessio, La monumentalizzazione del doss Trento, “Archivio Trentino”, n. 2, 2011.

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