Danni di guerra: il restauro del duomo di San Ciriaco

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Danni di guerra

All’alba del 24 maggio 1915 la marina austriaca da il via all’attacco verso la costa dorica e colpisce con ben sette cannonate la cattedrale di San Ciriaco e il suo campanile, che svettano sul colle Guasco. I danni alla chiesa risultano subito ingenti: viene distrutta la torricella cilindrica della cupola; l’organo, risalente al XVII secolo del fabbricante Gaetano Callido, è danneggiato insieme ad uno dei piloni della cupola, al tetto ed alla navata centrale. La cappella del SS. Sacramento si presenta gravemente rovinata; vengono scheggiati i marmi del monumento sepolcrale al beato Girolamo Ginelli, opera dell’artista dalmata Giovanni da Traù; si perdono due dipinti di Filippo Bellini e di Domenico Simonetti, detto il Magatta. La copertura della cappella della Madonna delle lacrime viene distrutta. Nelle navate minori si devono abbattere le volte a crociera perché ormai pericolanti.

Per illustrare la desolazione in cui versa la chiesa sono scattate alcune fotografie per conto della Regia Soprintendenza per la conservazione dei Monumenti delle Marche e spedite, mezzo raccomandata urgente, alla Direzione Generale delle Antichità e delle Belle Arti; oltre alle testimonianze fotografiche la missiva riporta i danni prodotti dal bombardamento e una mappa dell’edificio. Vengono inoltre ricordati gli altri edifici danneggiati nel medesimo attacco: la fortezza sul Colle Astagno, il Lazzaretto ed il portale della chiesa di Sant’Agostino.

1919 LA RINASCITA DEI MONUMENTI: IL RESTAURO DEL DUOMO DI SAN CIRIACO

A partire dal 1919 la Regia Soprintendenza per la conservazione dei Monumenti delle Marche si impegna nel restauro dei monumenti lesionati e interviene massicciamente nel ripristino del monumento più significativo per la collettività dorica: il duomo di San Ciriaco. A partire dal giugno del 1919 vengono ricollocate le opere mobili trasferite, durante il conflitto, in parte nella cripta della Madonna delle lacrime della stessa cattedrale ed in parte in un locale attiguo della chiesa di San Domenico.

Nel mese di agosto tuttavia la “Brigata degli amici dell’arte” critica fortemente lo scarso impegno da parte della Soprintendenza in merito proprio ai lavori di restauro del duomo non ancora avviati.

E’ necessario precisare che, nel 1916, era stato sollecitato, da parte dell’apparato ministeriale, un sopralluogo per avviare un progetto di restauro del cenotafio del beato Girolamo Ginelli che, all’epoca, non era ancora stato ricondotto al suo originario splendore.

In realtà la Soprintendenza aveva già iniziato a progettare il restauro del monumento come si evince dalle numerose perizie e progetti presenti nei fascicoli del fondo archivistico. Si arriva dunque al mese di novembre del 1919 quando il Soprintendente Bocci scrive alla Direzione Generale per le Antichità e Belle Arti per difendere il suo operato in merito ai restauri condotti poiché, ancora una volta, accusato di inefficienza all’interno di un articolo pubblicato sul “Giornale d’Italia”.

La vicenda si conclude nel dicembre del 1919 con l’approvazione da parte della Direzione Generale del progetto di restauro della cappella del SS. Crocifisso e del monumento al beato Girolamo Ginelli.

Grazie all’impegno delle istituzioni e della collettività si arriva quindi alla realizzazione di questo importante restauro.