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Sabato 24 ottobre ore 21
MODENA Chiesa di San Carlo
O VERA LUX
Salve Regina di G. B. Pergolesi
& un mottetto di A. Vivaldi
STEFANIA COCCO contralto
Vincitrice XIV edizione Concorso internazionale di canto barocco Premio Fatima Terzo, 5 settembre 2020
MUSICALI AFFETTI
Matteo Zanatto violino
Monica Pelliciari viola
Carlo Zanardi violoncello
Fabiano Merlante arciliuto e chitarra barocca
Lorenzo Feder organo
FABIO MISSAGGIA violino e direzione
GIOVAN BATTISTA PERGOLESI (1710-1736)
“Salve Regina” per contralto, due violini, viola e basso
Salve Regina, Ad te clamamus, Ad te suspiramus, Eia ergo, advocata nostra, Et Jesum, benedictum,
O clemens, o pia
ANTONIO VIVALDI (1678–1741)
Concerto per archi e continuo in sol maggiore RV 150
Allegro – Largo – Allegro
Sinfonia per archi e continuo “Al Santo Sepolcro”
Adagio molto – Allegro ma poco
“Longe mala, umbrae, terrores”
Mottetto RV 629 per voce, due violini, viola e basso
(Aria) Allegro – Recitativo – (Aria) Largo – (Alleluja) Allegro
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Ad aprire il concerto per la vincitrice della XIV edizione del Concorso Internazionale “Fatima Terzo” è Giovanni Battista Pergolesi con il suo Salve Regina. Questo è una delle quattro antifone mariane insieme a: Regina Coeli, Ave Regina Coelorum e Alma Redemptoris Mater. Il testo risale al Medioevo ed è una preghiera a Maria a cui si chiede di intervenire a protezione e aiuto dei propri fedeli, conducendoli a Cristo, dopo le sofferenze subite.
Pergolesi sfrutta la drammaticità e la varietà degli affetti suscitati dalle parole per creare nei vari movimenti situazioni contrastanti: l’invocazione iniziale (Salve Regina), le suppliche (Ad te clamamus e Ad te suspiramus), la richiesta di misericordia (Eia ergo, advocata nostra) e quella di intercedere a Cristo, fonte di salvezza (Et Jesum, benedictum), per concludere con gli elogi e il saluto a Maria (O clemens, o pia).
A Pergolesi viene affiancato Antonio Vivaldi, con il mottetto RV 629 «Longe mala, umbrae, terrores». Il mottetto è una forma che nel XVIII secolo indica una composizione sacra in latino solitamente eseguita durante la Messa o durante i Vespri. In generale, queste composizioni si caratterizzano per un’alternanza di due arie, con agogiche contrastanti, collegate da un recitativo e concluse da un Alleluja.
Il mottetto in questione si apre con un’aria in Allegro che elenca i mali e le sventure affrontate quotidianamente dall’umanità: la drammaticità, e violenza, del testo è trasposta musicalmente con andamenti virtuosistici, ricche fioriture, trilli e rapide scale della voce. Nel recitativo, il “clima” ostile viene dissipato preparando così l’aria finale: qui Dio è riconosciuto come l’unica guida per affrontare le sventure espresse precedentemente.
A conclusione della composizione, l’Alleluja sigilla il mottetto confermando come l’intervento divino sia risolutivo del male che l’uomo deve affrontare.



















