BEETHOVEN

Per due Oboi e Corno inglese

Beethoven_26-09-2020_7
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Sabato 26 settembre ore 21
MODENA Chiesa del Voto
BEETHOVEN
PER DUE OBOI E CORNO INGLESE

BEETHOBOEN TRIO
Nicolò Dotti e Michele Antonello oboe
Paolo Faldi corno inglese

JOSEPH TRIEBENSEE (1772-1846)
Trio avec deux hautobois et un Cor anglais Allegro, Minuetto, Adagio, Allegro

LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770-1827)
Variationen über das Thema “La’ ci darem la mano” aus Mozarts Don Juan Tema, Andante, Variation 1,
Allegretto, Variation 2, L’istesso tempo, Variation3, Andante, Variation 4, Allegro moderato, Variation 5, Moderato, Variation 6 Lento espressivo,
Variation 7, Allegretto scherzando, Variation 8 Allegretto, Coda, Vivace, Andante

JOHANN WENTH (1745-1801)
Terzett für zwei oboen und Englishorn Adagio, Allegro, Minuetto, Trio, Adagio, Rondo’

LUDWIG VAN BEETHOVEN
Trio avec deux Hautbois et un Cor anglais op. 87 Allegro, Adagio, Minuetto, Trio, Finale, Presto

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Una tipica “Accademia” serale con protagoniste le ance doppie. Questo programma presenta due splendidi trii scritti espressamente da L. van Beethoven per due oboi e corno inglese, insieme a opere di famosi oboisti e compositori coevi. Scritti fra il 1794 circa e il 1797 le due composizioni di Beethoven sono un esempio dell’attività musicale della cosiddetta “harmonie”, cioè la banda di strumenti a fiato. Tra la fine del ‘700 e la metà dell’800 famosi solisti di strumenti a fiato sono chiamati nelle varie corti europee a condurre questi particolari gruppi musicali, estremamente efficaci e utili per la loro praticità nel partecipare a celebrazioni, cerimonie e feste all’aperto.

Una tipica harmonia è formata di solito da due oboi, due clarinetti, due corni e due fagotti. Per questa formazione W.A. Mozart scrisse diverse memorabili composizioni, allargandosi fino alla stupefacente Gran Partita K361 per tredici strumenti a fiato (col contrabbasso che poteva sostituire l’inconsueto controfagotto). La tradizione prosegue con compositori come Joseph Triebensee, oboista dell’orchestra privata del Principe di Schwarzenberg e poi capo dell’Harmonie dell’Imperatore d’Austria e in seguito successore di C.M. von Weber quale direttore dell’Opera di Praga. Partecipò alla prima esecuzione come secondo oboe del Zauberflöte di Mozart, diretto dallo stesso, a Vienna il 30 settembre 1791, pochi mesi prima della morte di Wolfgang. Triebensee scrisse innumerevoli brani con vari organici per strumenti a fiato, fra cui trii per due oboi e corno inglese. Anche Johann Wendt (o Wenth) fu celebre oboista. Grazie alla sua amicizia con Mozart fu autorizzato a trascrivere per ottetto di fiati numerose opere del genio salisburghese.

Molte partiture delle stesse si trovano oltreché nelle Biblioteche austriache anche nella Biblioteca del Conservatorio di Firenze, grazie ad una stretta collaborazione fra gli ambasciatori del Granducato fiorentino e i colleghi austriaci. Un trio per due oboi e corno inglese di J. Wenth è stato sicuramente ascoltato da Ludwig fornendogli suggestioni e idee per il magnifico Trio op. 87. Alla fine del ‘700 l’oboe aveva ormai conquistato il panorama musicale. Strumento assai frequente, se non obbligatorio, in ogni tipo di formazione, sia da camera che orchestrale. Invece il suo “fratello maggiore”, il cosiddetto Corno Inglese, era strumento di insolito utilizzo. Derivante dallo strumento “diritto” francese detto “taille” (usato con tale terminologia in numerose cantate bachiane, una per tutte “Wachet auf BWV 140), si trova poi costruito totalmente “curvo” (anche fino al 1818, in Italia).

Prende poi la forma “angolare” soprattutto in Germania grazie a costruttori quali J.F. Grundmann, J. Floth ecc. Si trova nell’Orfeo di Gluck, in sinfonie di Haydn (il “Filosofo” ne prevede due), in Italia il primo ad usarlo fu Pasquale Anfossi, in alcune sue composizioni per le “putte” degli ospedali veneziani, e Gaetano Pugnani nel suo celebre melologo Werther, dal romanzo di J.W. Goethe (1774). In seguito celebri “soli” per corno inglese si trovano nelle principali opere di autori italiani, primo fra tutti G. Rossini (Guglielmo Tell, Il Signor Bruschino ecc. ecc.). L’etimologia dello strumento è contraddittoria: la parola francese “angle” (angolo-angolare) viene italianizzata nel più accattivante “inglese”; corno, in quanto strumento originariamente curvo e quindi somigliante alle corna animali. Ma potrebbe essere anche la traduzione di “angel” cioè voce angelica.

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