Archivio di Stato di Piacenza
print this pageBreve storia
Fino al 1678 esistevano due Archivi della Camera Ducale locali uno a Parma ed uno a Piacenza. Dal 1678 fu istituito a Piacenza un Archivio Pubblico notarile le cui vicende si intrecciarono con l'Archivio comunale. Da questi due nuclei prese vita l'Archivio di Stato di Piacenza. In realtà nel 1816, l'Archivio del ducato di Piacenza, Parma e Guastalla nacque a Parma al posto dell'Archivio segreto già Farnesiano. Fu solo in un secondo momento che Piacenza ebbe il suo Archivio di Stato. Nonostante la legge n. 1089 del 1939 stabiliva che ogni provincia doveva avere un archivio di Stato, a Piacenza fu istituita una sezione di Archivio di Stato con un decreto del Ministero dell'Interno solo nel 1954. E dopo un susseguirsi di direttori l'Archivio conquistò una suo fisionomia nel 1962 quando a guidarlo fu l'archivista Piero Castignoli, direttore dal 1961 al 1995.
Nei primi venti anni di vita, purtroppo, dovette scontare un’assoluta penuria di spazi, laddove si limitavano ad alcuni locali messi a disposizione dall’Amministrazione Provinciale in un palazzo di sua proprietà in Via della Croce.
Dal gennaio 1977, grazie all’allestimento del secondo piano, ha sede presso Palazzo Farnese. Il merito dell’operazione spetta a Piero Castignoli e ad Alberto Spigaroli, già Sindaco di Piacenza, Senatore della Repubblica e Sottosegretario del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, dal dicembre 1974 al novembre 1976. Il quadro fu completato nel 1978 quando l'Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, su incarico del Comune, curò il progetto per la destinazione a Museo Civico degli altri due piani fuori terra del palazzo e degli edifici della Cittadella. Palazzo Farnese, oltre ad ospitare l’Archivio di Stato, è la più importante sede espositiva della città di Piacenza.
Alla fine degli anni novanta iniziò il trasferimento nella nuova sede nel Monastero di S. Agostino tuttora in corso.
Patrimonio documentario
L'Archivio di Stato di Piacenza conta 200 complessi documentari che ricoprono circa dieci chilometri e mezzo di metri lineari.
Si parte dall'Archivio storico del Comune di PIacenza i cui documenti vanno dall'età medievale al 1970 circa. Non mancano le carte di epoca farnesiana e borbonica. Molto importanti sono gli archvi notarili di Piacenza e Bobbio che contano più di tremila pezzi a partire dalla fine del XIII secolo. E' presente il catasto planimetrico del Ducato di PIacenza completato sotto la reggenza di Maria Luigia d'Austria. SI conservano la documentazione degli Ospedali civili di PIacneza, dell'Ospedale Grande e del Brefotrofio. Dal 2004 è stato depositato anche l'archivio storico dell'Ospedale di Cortemaggiore.
Sono presenti molti archivi gentilizi, frutto di depositi e donazioni: si possono citare quello degli Scotti Douglas, dei Barattieri, degli Anguissola Vigolzone, dei Mandelli, dei Radini Tedeschi Baldini e dei Nasalli Rocca.
Nella Miscellanea si conservano i manoscritti dei paratici cittadini, codici, appunti, documenti appartenuti ad illustri personaggi. Di recente si è cercato di far confluire in Archivio di Stato anche archivi di impresa e di associazione.
Nel patrimonio conservato si contano 109.700 pezzi cartacei (XIII–XX sec.), tra cartelle, pacchi e registri; le pergamene, dal secolo X al secolo XIX, sono 32.760; oltre 2.500 sono le bobine della raccolta dei Microfilm; 2.300 le fotografie; 1.573 le mappe catastali; 72 i sigilli restaurati, mentre la biblioteca conta 10.600 unità.
La raccolta delle Mappe, stampe e disegni (sec. XVI-XX) pari a 6.493 unità di vario formato, presa in esame per realizzare questa mostra.
Largo spazio occupano i complessi documentari dello Stato italiano, da quelli giudiziari (Tribunale di Piacenza, Tribunale di Bobbio, varie Preture, Procura della Repubblica di Piacenza, Corte di assise di Piacenza, Atti dello stato civile dei comuni) a quelli finanziari (Intendenza di Finanza, Uffici del Registro, Uffici delle imposte dirette) a quelli scolastici (Provveditorato agli Studi, scuole di Bobbio, Castell'Arquato, Pontedell'Olio, Piacenza, Rivergaro, Lugagnano Val d’Arda) e in genere degli altri uffici statali periferici.
I documenti dei monasteri e delle fondazioni religiose soppresse sono stati concentrati, come detto, quasi tutti presso l'Archivio di Stato di Parma, meno una parte dell'archivio del monastero di S. Savino che si conserva nel già citato Diplomatico degli Ospizi civili e nel fondo Mandelli. Si conserva anche parte della documentazione superstite degli uffici periferici del distretto di Bobbio, dal 1923 annesso alla provincia di Piacenza.
Trasferimento della sede nel Monastero di Sant'Agostino
Come già citato, la vita dell'Archivio di Stato di Piacenza è caratterizzata da due traslochi importanti, l'ultimo ancora in corso. La prima sede, negli anni cinquanta, fu allestita in alcuni locali messi a disposizione dall'amministrazione provinciale in via della Croce.
Poichè, Castignoli, oltre ad essere direttore dell'Archivio di Stato, tra il 1961 ed il 1963 assunse la direzione dell'Archivio storico comunale, sfruttò questa posizione per far sì che la documentazione di questo archivio confluisse in Archivio di Stato. L'archivio iniziava ad avere una consistenza tale che la sede non era più adeguata. Nel 1977 grazie a Castignoli ed ad sindaco di Piacenza, Alberto Spigaroli l'Archivio di Stato fu trasferito al secondo piano di Palazzo Farnese.
Nel 1990, l'idea di una "cittadella giudiziaria" collocata nell'area tra via Roma e via delle Benedettine. Per l’Archivio di Stato era stata proposta la chiesa delle Benedettine quale sede di una “cittadella degli archivi”, ma al di là di qualche bozza progettuale non se ne fece niente e lo stesso intervento sulla cittadella giudiziaria prese una diversa piega.
Nella seconda metà degli anni ’90, però anche la sede di Palazzo Farnese iniziava a soffrire l'intasamento nei depositi per il materiale archivistico, soprattutto a fronte della documentazione del Tribunale, delle ex Preture e dell’Archivio Notarile che si contava di ricevere. Ben presto ci si accorse che tale esigenza si inscriveva in una generale sofferenza di spazi coinvolgente anche altri uffici statali e altri enti. Il progetto di recupero dell’ex monastero di S. Agostino, pur con tutte le sue difficoltà e con tutti i suoi ritardi, permise, a partire dalla fine degli anni novanta, di accarezzare un disegno strategico al di là delle urgenze più o meno contingenti.
Il trasferimento alla nuova sede nel Monastero di S. Agostino è stato avviato nel 1998, quando l’esigenza di mettere completamente a norma l'attuale sede in Palazzo Farnese si dimostrò insuperabile, soprattutto per l'impossibilità di ampliare, per motivi strutturali e architettonici, i magazzini come necessario ed urgente.
L'Amministrazione degli Archivi di Stato pertanto individuò parte di un prestigioso compendio del demanio storico-artistico per realizzare al più presto magazzini complementari e, in prospettiva, la nuova unica sede dell'Archivio di Stato di Piacenza.
Fino ad oggi sono stati realizzati nel monastero nuovi magazzini per una capienza di cinque chilometri e mezzo ed è stato finanziato il loro completamento per una capienza totale ipotizzata di diciotto chilometri. Una volta allestiti anche gli altri ambienti (uffici, sala di studio, biblioteca, auditorium, sala espositiva, laboratori, etc.) sarà possibile spostare l’intero istituto nella nuova sede.