indicazioni della Direzione Generale

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Alla scoppio del conflitto esistevano norme internazionali per la difesa dei beni culturali, intesi allora come monumenti, opere d’arte e centri storici, dettate dalla Convenzione internazionale dell’Aja del 1899[1] e dalla II conferenza del 1907; La Direzione Generale Antichità e Belle Arti le ha considerate da subito troppo generali e in effetti completamente disattese, come si poté verificare dopo le prime incursioni nemiche in territorio veneto.

Si cerca di varare un piano attuativo per la protezione del patrimonio artistico, grazie soprattutto all’opera di Ugo Ojetti, giornalista e critico d’arte, presidente della commissione per la protezione dei monumenti e delle opere d’arte, che senza sosta parla di “martirio dei monumenti” e protezione dai “nuovi barbari”.

Corrado Ricci non si limita a impartire indicazioni ma si reca sui territorio in pericolo di persona proponendo soluzioni tecniche migliorative delle operazioni già messe in atto dai Soprintendenti; oltre che richiedere costantemente relazioni sulle opere in progetto, in esecuzione e realizzate con fotografie allegate.

[1]             Convenzione internazionale dell’Aja concernente le leggi e gli usi della guerra terrestre con relativo regolamento, Aja 29 luglio 1899. Sottoscritta dalla Germania, Prussica, Austria, Boemia, Ungheria, Belgio, Danimarca, Spagna, Stati Uniti d’America, Messico, Francia, Gran Bretagna e Irlanda, India, Grecia, Italia, Giappone, Lussemburgo, Montenegro, Paesi Bassi, Persia, Portogallo, Romania, Russia, Serbia, Siam, Svezia e Norvegia, Turchia e Bulgaria; composta da 5 articoli fondanti e un regolamento allegato sulle leggi e usi della guerra terrestre, composto da 60 articoli.

 

Archivio Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Milano; A.V. 136