monumento ai Caduti di Como

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Nel 1930, in occasione della visita del Duce alla triennale di Monza, Filippo Tommaso Marinetti propone di risolvere l'ormai annosa questione del monumento ai Caduti per Como realizzando uno schizzo del 1914, nato per una centrale elettrica, dell’architetto futurista Antonio Sant’Elia. 

Giuseppe Terragni da una parte affezionato al proprio progetto elaborato per il concorso del 1926, e dall'altra convinto dell'impossibilità di realizzare una "fedele interpretazione delle linee architettoniche santeliane" e una conseguente pessima memoria del giovane futurista scomparso proprio in guerra nel 1916; si rifiuta di realizzare l'opera così come indicato. Poi però, quando l'opera è già eseguita nelle strutture in cemento armato, riceve l'incarico di portarla a termine, ideando il sacello dei Caduti, la cripta e i passaggi interni. Nella relazione conclusiva del 16 giugno 1934 lo stesso Terragni dichiara di aver rettificato il primitivo progetto e dall’ipotesi “futurista” di partenza si giunse perciò ad un’opera “ormai dichiaratamente razionalista e purista".

Il monumento che possiamo ammirare oggi è una torre di 33 metri di altezza al cui interno si trova un sacrario con incisi i nomi dei 650 caduti comaschi della prima guerra mondiale. Il monumento reca incise due frasi. Sulla facciata frontale la frase recita “La città esalta con le pietre del Carso la gloria dei suoi figli 1915-1918” mentre sulla facciata a lago troviamo scritto “Stanotte si dorme a Trieste o in paradiso con gli eroi”.

gentile concessione dall'archivio privato architetto Carlo Capponi