Le dodici fatiche e la maturita'

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Originariamente le fatiche pensate da Euristeo per Eracle erano dieci, ma poiché il re non volle considerarne valide due, ne ordinò due ulteriori portando il numero finale a dodici. Il fidato nipote Iolao, figlio del gemello Ificle, partecipò a tutte le imprese come scudiero o guidatore del cocchio.

La schiavitù presso Onfale

Terminato il servizio presso Euristeo dopo aver portato a termine la dodicesima fatica, Eracle tornò a Tebe e ripudiò ufficialmente la moglie Megara, di cui aveva ucciso i figli in preda alla follia, dandola in sposa al nipote Iolao.

Poco dopo vinse la gara di tiro con l’arco, organizzata dal re di Ecalia e il cui premio era la giovane figlia Iole. Il re, tuttavia, terrorizzato dal delitto di cui Eracle si era macchiato nel corso del matrimonio con Megara, si rifiutò di concedergli la figlia promessa.

Meditando vendetta, l’eroe si dedicò a nuove imprese, ma, a Tirinto, nuovamente in preda alla follia, uccise il giovane Ifito. Si rivolse ai più importanti re del Peloponneso per essere purificato ma tutti rifiutarono. Vistosi negare un responso dall’oracolo di Delfi, cui si era recato per chiedere consiglio, tentò di impadronirsi del tripode sacro: ne nacque una contesa con Apollo, dio del santuario, risolta con l’intervento di Zeus (o di Atena), grazie a cui l’oggetto sacro poté tornare al suo posto. La sacerdotessa Pizia, dopo l’episodio, decise infine di offrire il suo responso e ordinò ad Eracle tre anni di schiavitù presso la regina Onfale, di Lidia. L’eroe la servì fedelmente per il tempo richiesto liberandola dai nemici che la affliggevano e sconfiggendo in Asia numerose belve e terribili mostri.

Le spedizioni di vendetta

Terminata la schiavitù temporanea imposta dall’oracolo delfico, Eracle decise di vendicarsi di coloro che, nel corso delle sue precedenti imprese, si erano macchiati di comportamenti scorretti nei suoi confronti.

Si diresse innanzi tutto a Troia e punì Laomedonte per non averlo ricompensato, come pattuito, dopo l’uccisione del mostro che affliggeva la città e la liberazione della figlia Esione. Conquistò la rocca, uccise Laomedonte e, ripartendo, consegnò il regno al figlio del re, Priamo.

Rivolse a quel punto il suo desiderio di vendetta contro Augia, che, analogamente, non aveva rispettato i patti dopo la pulizia delle stalle. Raccolse un esercito di volontari e attaccò l’Elide: dopo una prima sconfitta, l’eroe alla fine trionfò e uccise il re infido.

Decise poi di punire Neleo, re di Pilo e i figli di Ippocoonte re di Sparta, tutti rei di non aver accettato di purificarlo dopo l’omicidio di Ifito: attaccò e conquistò entrambe le città.

Eraclele a Trachine

Al culmine del suo potere sul Peloponneso, l’eroe si trasferì a Calidone, in Etolia, dove decise di sposare la figlia del re Eneo, Deianira, sorella di Meleagro. La fanciulla era però nelle mire del dio-fiume Acheloo: Ercacle dovette quindi ingaggiare con lui una lotta furibonda, ma, quando il fiume si trasformò in toro e l’eroe riuscì a staccargli un corno dalla fronte, il duello poté considerarsi concluso ed Ercole sposò Deianira.

Un giorno, nel corso di una festa, Eracle uccise però per errore uno dei parenti di Eneo e decise cosi di espiare la colpa recandosi in esilio a Trachine con la moglie. Nel corso del viaggio, mentre i due sposi sostavano presso un fiume in piena interrogandosi su come guadarlo, il centauro Nesso si offrì di traghettare Deianira sull’altra sponda, mentre Eracle li seguiva a nuoto. L’eroe accettò, ma il centauro tentò di violentare Deianira durante la traversata, ed Eracle dovette intervenire, colpendolo a morte con le sue frecce micidiali. Mentre spirava, il centauro offrì a Deianira un contenitore con del liquido rosso, sussurrandole che avrebbe potuto utilizzarlo al bisogno, come potentissimo filtro d’amore, per tenere il marito stretto a sé: sarebbe stato sufficiente immergervi una delle sue vesti. Deianira prese l’ampolla e mantenne il segreto.

Eracle giunse così a Trachine, che utilizzò come base per ulteriori spedizioni. Raccolto un esercito, partì per Ecalia, in Eubea, al fine di punire il re Eurito che, tempo prima, gli aveva rifiutato la figlia Iole, dall’eroe lealmente vinta ad una gara di tiro con l’arco. Eracle sconfisse e uccise il re, fece di Iole la sua concubina e la inviò, insieme ad altre donne rese schiave, a Trachine da Deianira.

Miti

  • cratere attico a figure nere dal Tumulo Maroi della necropoli della Banditaccia di Cerveteri
  • cratere attico a figure nere dalla tomba 371 della Banditaccia di Cerveteri
  • Tavoletta Corsini
  • anfora attica a figure nere del Pittore di Antimenes dalla necropoli orientale di Macchia della Turchina a Tarquinia
  • anfora attica a figure nere del Pittore di Michigan dalla tomba Martini Marescotti della necropoli della Banditaccia di Cerveteri
  • anfora attica a figure nere del gruppo delle Tre Linee dal Tumulo Maroi della Banditaccia di Cerveteri
  • anfora attica a figure nere del Pittore di Boulogne 441 da Cerveteri
  • pelike attica a figure rosse del Pittore di Berlino