11. I pomi delle Esperidi

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anfora attica a figure nere del gruppo delle Tre Linee dal Tumulo Maroi della Banditaccia di Cerveteri
anfora attica a figure nere del gruppo delle Tre Linee dal Tumulo Maroi della Banditaccia di Cerveteri

I pomi delle Esperidi erano dei meravigliosi frutti d’oro che Ercole doveva cogliere da un melo, dono di nozze della Madre Terra ad Era, che sorgeva in un misterioso giardino alle pendici del Monte Atlante, custodito dalle ninfe Esperidi. Non sapendo in quale luogo si ergesse la mitica montagna presso cui il gigante Atlante sosteneva sulle sue spalle il peso della volta celeste, Ercole decise di rivolgersi alla profetica divinità marina Nereo, alla foce del fiume Eridano, in Illiria. Nereo cercò di resistere ad Ercole mutando continuamente forma, ma l’eroe lo tenne stretto tra sue forti mani fino a che egli non cedette, indicandogli la via.

Passando per il Caucaso, Ercole liberò Prometeo, colui che aveva rubato il segreto del fuoco agli dei e che, per questo, subiva la punizione eterna di vedersi mangiare il fegato, sempre rinascente, da un avvoltoio. Il gigante, in segno di ringraziamento, gli consigliò di non cogliere personalmente i pomi ma di affidare tale operazione ad Atlante. Il gigante fu ben felice di aiutarlo e di cedere ad Ercole, aiutato da Atena, l’enorme peso del cielo. Al suo ritorno con i pomi, però, il gigante si rifiutò di riprendere il suo compito e si propose di andare personalmente a consegnare i frutti ad Euristeo. Ercole finse di acconsentire, purché Atlante reggesse la volta celeste solo per qualche minuto mentre l’eroe si fasciava il capo. A quel punto, Ercole scappò con i pomi e compì l’impresa.

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