Lanza di Trabia - Storia della famiglia

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La famiglia Lanza o Lancia discenderebbe, secondo la tradizione, da Ernesto, duca di Baviera, reputato dagli storici del blasone siciliano un condottiero valoroso, insignito nel 970 della carica di capitano della grande lancia, da cui deriverebbe il nome del casato. I primi Lanza di Sicilia, di cui parlano le cronache storiche, avrebbero avuto i natali da Bonifacio signore d’Anglona, la cui figlia, Bianca, fu presa in moglie dall’imperatore Federico II di Svevia, costituendo un legame d’acciaio tra i Lanza e la casa regnante: da questo matrimonio nacque Manfredi Hohenstaufen, il futuro re di Sicilia. Tra il XIII e il XIV secolo, grazie a questa vicinanza con la corona, la famiglia poté enumerare vari esponenti illustri, tra cui un Federico Lanza nominato viceré di Sicilia nel 1258.

Nel corso della dominazione angioina dell’isola, i Lanza, insieme ad altri nobili, sollecitarono re Pietro III d’Aragona, marito di Costanza, figlia dello svevo Manfredi, a intervenire in Sicilia contro i Francesi, innescando così l’inizio delle Guerre del Vespro (1282-1302). Nel 1302, alla fine delle ostilità, Corrado Lanza, signore di Castel Mainardi e maggiore esponente del casato in quel periodo, ottenne dalla casa reale d’Aragona la baronia di Longi e Ficarra. La dinastia di Corrado, come si vedrà, decretò la fine dell’unità interna della famiglia, che subì il frazionamento in due rami. Infatti, il primo barone di Longi e Ficarra ebbe due figli, Nicolò e Galeotto. Spartendosi i titoli del padre, Nicolò fu barone di Longi e, nel 1348, maestro razionale, mentre Galeotto divenne barone di Ficarra. Nel quadro genealogico dei Longi nacque il ramo Lanza legato al territorio di Trabia, in prossimità del Comune demaniale di Termini Imerese. Nel 1498, questo lembo di terra, considerato feudo baronale e sede di un castello, fu portato in dote da Aloisia Di Bartolomeo, figlia di Leonardo di Bartolomeo, protonotaro del Regno, allo sposo Blasco Lanza (1466-1535), dottore in legge e discendente dei baroni di Longi. Blasco, morta prematuramente la prima moglie, si sposò nuovamente con Laura Tornaimbene, riuscendo a incamerare nel proprio patrimonio il feudo di Castania, precedentemente perso dai Lanza, e molti altri possedimenti. Da questo matrimonio nacque Cesare Lanza, unico erede e primo conte di Mussomeli. A questi seguì il figlio Ottavio, il quale, nel 1601, acquisì il titolo di primo Principe di Trabia. Il ramo genealogico di Blasco Lanza fu impreziosito da alte cariche e onorificenze fin dai primordi. Blasco, ad esempio, fu ben considerato da Ferdinando II d’Aragona, prima, e da Carlo V, poi, ottenendo i prestigiosi incarichi di giudice della Real Gran Corte, vicario generale del Regno e regio consigliere. Pur ricevendo altrettante importanti cariche, come quella di Vicario generale del Regno, Maestro Portulano e cinque volte Pretore di Palermo, Cesare Lanza passò alla storia soprattutto per una triste vicenda: l’uccisione della figlia Laura, avuta dal matrimonio con Lucrezia Gaetani, sua prima moglie. Secondo le cronache del tempo, l’omicidio, avvenuto nel 1563, fu il drammatico epilogo di una storia d’amore, scoperta da Cesare Lanza, tra la figlia, già sposata a Vincenzo La Grua-Talamanca, barone di Carini, e Ludovico Vernagallo, proprietario insieme al Lanza di uno zuccherificio.

Un capitolo importante per i Lanza di Trabia fu quello dei matrimoni. Grazie alle unioni con potenti famiglie aristocratiche siciliane, come i La Grua-Talamanca, Centelles, Orteca di Gioeni, nel corso degli anni, i Lanza crebbero in forza economica e prestigio sociale, acquisendo titoli nobiliari non solo sulla terra di Trabia e Mussomeli, ma anche su Santo Stefano di Mistretta, Dorilli, Camastra, Sommatino, Rigiulfo, Dammisa, ecc. I connubi che garantirono ai Lanza maggiori vantaggi furono quelli che unirono la famiglia ai Branciforte. Il primo, datato alla prima metà del Settecento, si tenne tra Giuseppe Lanza (1719-1783), quinto principe di Trabia, e Beatrice Branciforte, figlia di Ercole Michele, quarto Principe di Scordia, e di Caterina Branciforte e Ventimiglia dei Principi di Butera. Ebbero una figlia, Giovanna, fattasi suora nel Monastero del SS. Salvatore di Palermo il 06 ottobre 1759. Morta Beatrice già nel 1745, Giuseppe Lanza, nel 1753, contrasse un secondo matrimonio con Orietta Stella. Ebbero cinque figli, tra cui Pietro, destinato a essere il settimo Principe di Trabia[1]. Questi (1759-1811) sposò Maria Anna Branciforte, figlia di Giuseppe, quinto Principe di Scordia, e di Stefania Valguarnera e Branciforte dei Principi di Valguarnera. Il successore di Pietro fu il figlio Giuseppe Lanza (1780-1855), omonimo del nonno e ottavo Principe di Trabia, convolato a nozze nel 1805 con Stefania Branciforte, con la quale veniva a concludersi il potente casato degli stessi Branciforte. Grazie a questo sposalizio, i Lanza acquisirono diritti su nuovi territori e possedimenti, soprattutto sul versante centro-orientale della Sicilia: Pietraperzia, Leonforte, Scordia, Barrafranca, Militello, Mazzarino, Raccuia, Belmonte, Falconara. Da questo matrimonio fu concepito Pietro (1807-1855), nono Principe di Trabia, insignito di tutti i titoli della famiglia Lanza e della madre, come quello di Principe di Scordia. Pietro, nel 1832, sposò a Napoli Eleonora Spinelli, Principessa di Scalea e Marchesa di Misuraca, incamerando nel patrimonio di famiglia anche i beni mobili e immobili dei Duchi di San Teodoro.

Sia Giuseppe che Pietro Lanza, padre e figlio, ricoprirono cariche illustri. Il primo fu Pari del Regno di Sicilia e ambasciatore degli affari ecclesiastici, mentre il secondo ebbe l’onere e l’onore di essere pretore di Palermo dal 1835 al 1837, ministro dell’istruzione, ministro degli esteri del Regno di Sicilia dal 1848 al 1849 e ultimo presidente del Consiglio nel 1849. Entrambi i Lanza morirono nel 1855, il padre a Palermo e il figlio esule a Parigi dopo la Restaurazione del 1849, avendo questi aderito ai moti rivoluzionari del 1848. La loro memoria rimase imperitura nella mente dei circoli culturali palermitani che li ricordarono sempre come grandi studiosi appassionati di cultura. Una commemorazione del 26 Settembre 1875 - vent’anni dopo la loro morte - presso l’Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Palermo, rammenta con enfasi i benefici che la cultura siciliana trasse dal loro operato.

Dalla vita pubblica a quella privata, tale commemorazione ricorda Giuseppe come un fine intellettuale: “amava di avere a mensa uomini di lettere, e scienziati; e la sua tavola potea dirsi in alcuni giorni la riunione di uomini insigni. Giovanni Meli vi fu familiare […]” e Agostino Gallo. “Con quest’ultimo accadevano spesso delle dispute letterarie, che incominciavano a tavola, e continuavano in libreria” e “quando dal cibo fisico si passa facilmente all’intellettuale, è segno che si è abituati allo studio, alla cultura, al sapere”. Non va inoltre dimenticato che lo stesso Giuseppe fu anche il primo presidente, dal 1831 al 1836, dell’Accademia di Scienze, Lettere ed Arti.

La commemorazione passa poi a ricordare Pietro Lanza, sulla sua “vita intellettuale, che fu splendidissima”. Dal 1830, scrisse e pubblicò molti libri, abbracciando “due larghissimi rami di sapere […], la Sicilia cioè, e le scienze morali, particolarmente, le economiche”. Di Pietro si ricordano, tra tutti i testi, Sulla Dominazione degli Svevi in SiciliaDegli Arabi e del loro soggiorno in SiciliaIstruzione del popoloConsiderazioni sulla storia di Sicilia dal 1532 al 1789 a servir d’aggiunte e di chiose al BottaVicende antiche e morderne della politica.

Dal matrimonio tra Pietro Lanza ed Eleonora Spinelli nacquero Giuseppe e Francesco Girolamo. Il primo, decimo Principe di Trabia, morì prematuramente nel 1868; il secondo, primo Principe di Scalea per i Lanza, fu un fiero sostenitore della lotta contro i Borbone, recandosi in esilio insieme al padre nella città di Parigi. Francesco tornò in Sicilia solo nel 1860 al seguito della spedizione dei Mille. Sbarcato a Trappeto con la colonna Medici, fu una camicia rossa tra gli uomini di Giuseppe Garibaldi, partecipando attivamente alla Battaglia di Milazzo e alla Battaglia del Volturno. Dopo l’Unità d’Italia, insignito della medaglia d’argento al valor militare, fu ambasciatore d’Italia a Londra nel 1862 e, nello stesso anno, venne eletto deputato del Parlamento italiano, carica che detenne fino al 1870[2]. Morì nel 1919 a Palermo.

Tra i Lanza di Trabia del Nocevento emerge, infine, la figura di Raimondo Lanza, morto nel 1954 in circostanze sospette a Roma, in seguito alla caduta da un balcone dell’Hotel Eden della capitale. Figlio naturale di Giuseppe Lanza Branciforte (1889-1927) e della nobile Maddalena Papadopoli Aldobrandini, Principessa Spada Potenziani, Raimondo ebbe una vita avventurosa. Nel 1936 partì con le truppe italiane per la guerra di Spagna a supporto delle milizie franchiste e, tra il 1940 e il 1943, combatté la Seconda Guerra Mondiale come ufficiale dell’Esercito italiano. Studiò a Parigi per intraprendere la carriera diplomatica e nel 1951 divenne presidente del Palermo calcio. A lui si deve il restauro del Castello di Trabia, ma nel contempo questi fu triste testimone della decadenza del patrimonio familiare, soprattutto a causa delle riforme agrarie e della crisi che colpì la produzione solfifera di Sicilia. Tutti i palazzi furono alienati, tranne Palazzo Butera, dove lo stesso Raimondo era cresciuto tra le cure dei nonni Pietro Lanza di Trabia (1862-1929) e Giulia Florio.
  


Bibliografia essenziale

  • Commemorazione di Giuseppe Lanza, Principe di Trabia, e di Pietro Lanza, Principe di Scordia e Butera, dal Sac. Salvatore Lanza di Trabia e da lui detta nell’Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Palermo, addì 26 settembre 1875, Palermo, Stabilimento Tipografico Lao, 1875.
  • EMANUELE E GAETANI F.M., Della Sicilia Nobile, Parte II, Libro I, Palermo, Stamperia de Santi Apostoli per P. Bentivegna, 1754, Bologna. Copia anastatica: Volume I, Arnaldo Forni Editore, 1968.
  • FALLICO G., Le carte Trabia nell'Archivio di Stato di Palermo, in "Archivio Storico Siciliano", s. IV, III (1977), pp. 77-163.
  • MUGNOS F., Teatro genologico delle famiglie del Regno di Sicilia, Bologna, Arnaldo Forni Editore, 2004.
  • PALAZZOLO GRAVINA V., Il blasone in Sicilia, Bologna, Forni Editore, 1972.
  • PALAZZOLO DRAGO F., Famiglie nobili siciliane, Milano, Brancato Editore, 2005.
  • PISCIOTTA N., I Branciforti, Barrafranca – Enna, Bonfirraro Editore, 2009.
  • PRESTIGIACOMO V., Il principe irrequieto: la vita di Raimondo Lanza di Trabia, Palermo, Nuova Ipsa, 2006.