Morti e feriti

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Alessandro Acconci
Alessandro Acconci

Furono circa 9 milioni di morti causati complessivamente dalla Grande Guerra e di questi circa 650.000 furono le vittime italiane. Questo pesante contributo di vite e di sangue non poteva passare inosservato agli occhi dei fotografi. D’altra parte come è stato giustamente affermato il fine ultimo di una guerra, di una qualsiasi guerra, “consiste nell’uccidere il nemico”. Contrariamente a quanto si può ritenere queste immagini non era censurate per il loro soggetto macabro, anzi se il copro del soldato ucciso era quello del nemico la foto era consapevolmente utilizzata come una sorta di trofeo di guerra e come un mezzo di propaganda politica; allo stesso modo una foto di un soldato barbaramente ucciso del fuoco nemico, serviva a mostrare la barbarie del nemico.

Questa equazione era sempre utilizzata da qualsiasi fronte e da qualsiasi esercito si trattasse; quello che non veniva consentito e anzi era oggetto di aspra censura era mostrare la casualità della morte; la sua disordinata irregolarità: i corpi fatti a pezzi; i cadaveri resi irriconoscibili; i copri abbandonati alla putrefazione nella terra di nessuno. La guerra comunque doveva essere ordinata e composta e doveva essere sempre eliminata ogni straccia di disgusto e dolore.    

Ecco quindi le foto che ritraggono corpi contratti colti dalla morte improvvisa ma sempre riconoscibili  come corpi, sempre integri nella loro completezza, sia che si trattasse di soldati morti in trincea o durante un attacco o sepolti nel ghiaccio o ricoperti da un velo di calce  a mo’ di sudario. Sempre si fa strada da parte del fotografo un senso più o meno studiato di posa plastica, di inquadratura modellata per suscitare pietà o amor patrio verso i fratelli morti “combattendo per difendere il patrio suolo”. 

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